Altro giro, altra denuncia, civile e circostanziata.
Lo storico Nuccio Mulè non fa sconti. Stavolta non c’entrano reperti archeologici, beni culturali o monumenti talvolta discutibili e di cattivo gusto. Al centro dell’intervento di Mulè l’intitolazione dell’ospedale di via Palazzi. Finora e per decenni lo abbiamo identificato come Ospedale “Vittorio Emanuele III”. E già questo non va bene, perchè a cercar bene è difficile trovare vie e monumenti intitolati al regnante dei Savoia, distintosi per mediocrità, causa la debolezza nei confronti del regime fascista. E forse non a caso, nell’insegna che campeggia l’ingresso dell’ospedale, è stata omessa la denominazione per esteso (non “Vittorio Emanuele III”, ma più genericamente “Vittorio Emanuele”. Pudore, vergogna, ignoranza?
Nessuno ha avuto il coraggio di porre rimedio a quell’errore storico.
Mulè ora scopre che l’ospedale di via Palazzi addirittura non dovevasi intitolare al regnante savoiardo, bensì all’uomo politico più stimato del secolo scorso, il concittadino on. Salvatore Aldisio. Così per volontà unanime degli amministratori dell’epoca. E porta anche tanto di prove documentali. Perchè e chi ha falsato l’intitolazione dell’ospedale?
E così, Mulè ha preso carta e penna e ha scritto per l’ennesima volta ai vertici in carica della sanità nissena e gelese, il direttore generale dell’Asp provinciale Alessandro Caltagirone, e al direttore sanitario dell’ospedale di Gela.
Quello che segue è il testo della lettera del prof. Nuccio Mulè:
Oggetto: Denominazione errata di Vittorio Emanuele dell’Ospedale di Gela sostituita a suo tempo indebitamente a quella di Salvatore Aldisio.
«Così come nei tempi trascorsi e per diverse volte si è proceduto ad inviare ai vertici di cui all’indirizzo la presente missiva, senza ottenere mai nessun riscontro, oggi allo stesso modo con la presente lo scrivente la reitera all’indirizzo delle SS.VV. con l’oggetto inerente alla denominazione dell’Ospedale di Gela che, dalle risultanze di alcune fotografie in possesso dello scrivente, non è quella comunemente ritenuta di “Vittorio Emanuele” ma di “Salvatore Aldisio”, personaggio politico gelese di alto livello negli anni Cinquanta, considerato uno dei padri dell’Autonomia Siciliana e più volte Deputato alla Camera ma anche Ministro in diversi governi della Repubblica nel dopoguerra.
Il nome di questo illustre personaggio, infatti, si legge a caratteri cubitali sulla superficie laterale della prima pietra dell’Ospedale, posata il 4 marzo del 1956 (vedi prima foto allegata), e sul prospetto del progetto (vedi seconda foto allegata) che compare sul palco della manifestazione in occasione della cerimonia della suddetta posa. Inoltre, nella realizzazione dell’opera fu pure prevista l’apposizione di una lapide, di cui si allega il testo, che non è mai avvenuta.
Senza voler entrare nel merito del perché di questo eclatante errore, non si sa a suo tempo se voluto o meno, sarebbe coerente correggerne l’errore e quindi cambiare l’attuale denominazione in quella di “Presidio Ospedaliero Salvatore Aldisio”. Nel contempo si farebbe anche giustizia di un torto, che dura da ben 66 anni, commesso ai danni della memoria di uno dei personaggi più importanti della storia recente di Gela e dell’Italia tutta.
Con la presente, infine, lo scrivente porta a conoscenza che nella precedente sede nel Convento delle “Suore Benedettine di Clausura” di codesto Ospedale civico, esistevano tre lapidi che, durante lo stesso trasferimento, furono inspiegabilmente dimenticate e successivamente perdute. Sarebbe il caso di riproporne i testi (in possesso dello scrivente) e impiantarle nel contesto di codesto ospedale come era in origine».
(Nuccio Mulè)