A distanza di giorni tiene ancora banco il Festival di Sanremo, edizione 2022, sul quale si continua a discutere nei talk televisivi ed in altri contesti.
Anche noi, come ogni anno, facciamo le nostre brevi riflessioni.La manifestazione musicale di quest’anno, pur con tanti aspetti positivi e record di ascolti, ha dato fin dall’inizio impressione di grande confusione, per le tante, troppe, canzoni da ricordare.
Cantanti dai nomi stranieri che stranieri non erano, peraltro ancora molto giovani e poco noti al grande pubblico. Ci sono stati anche cantanti stranieri che si sono esibiti insieme agli italiani, che, interpretando canzoni, chi nella nostra lingua, chi in altra lingua, le hanno cantate con stili e inflessioni orientalizzanti.
Così il Festival ha dato l’impressione di un grande mercato di canzoni da vendere in tutto il mondo.
E’ giusto che in un Paese aperto, democratico e multietnico come il nostro gli stranieri partecipino al Festival della canzone italiana, per integrarsi con la nostra cultura, i nostri costumi, la nostra società, ma il concetto di integrazione deve essere chiaro e non a senso unico.
L’integrazione, cioè, deve essere quantomeno binaria, chiara e senza imposizioni o forzature. Per cui, se non venisse regolarmente e opportunamente regolamentata, la già detta tendenza – che già da qualche anno a questa parte si va allargando a macchia d’olio – la grande tradizione del Festival della canzone italiana di Sanremo nella sua identità originaria sarebbe destinata a scomparire. C’è, insomma, ancora voglia di tradizione, dimostrata dal record di ascolti registrato nella serata dedicata alle cover, vecchie canzoni rivisitate dai cantanti in gara, anche dai più giovani.
Un altro problema, ancora irrisolto dopo 72 anni, è il voto sulla qualità delle canzoni. E poi quelle classifiche che vengono ribaltate all’ultimo miglio.
L’auspicio è che non si esageri con questa escalation al ribasso e che la smaniosa voglia di novità non si trasformi in una lenta ed inesorabile agonia della tradizione. Ben vengano le innovazioni, non le rivoluzioni che snaturano quello che per più di settant’anni ha fatto da colonna sonora per tante generazioni.
Agli artisti più giovani, che sempre in numero crescente salgono sul palco dell’Ariston, una personale raccomandazione: badate di più alle canzoni e un po’ meno all’abbigliamento. Sanremo non è una fiera delle stravaganze. E’ la “casa” della canzone italiana, e voi ne siete ospiti.
Per la cronaca, ha vinto il duo Mahmood e Blanco (nella foto), seconda classificata Elisa, terzo Gianni Morandi.