E’ ormai solamente una questione di cuore e sentimento.
E se c’è qualcuno che ha a cuore e ama il Gela trovi davvero una soluzione entro il 13 luglio, quando bisognerà presentare alla Lega regolare richiesta di iscrizione al campionato. Oggi il futuro del Gela sembra essere nero. Eppure un mese la soluzione sembrava essere vicina. Troppo bello per essere vero. Lo abbiamo scritto allora e lo sottoscriviamo anche a distanza di 31 giorni. In un mese si è passati da una misteriosa cordata di imprenditori romani, rappresentati da Giorgio De Conti che ci ha pure messo la faccia, pronta a rilevare la società dai Mendola, ad uno stadio in procinto di essere consegnato dopo l’approvazione del regolamento sulla gestione. E oggi?
Gli imprenditori laziali, di cui non conosciamo nomi e curriculum, si sono volatilizzati, lo stadio continua a stare chiuso, nonostante l’assessore all’Urbanistica Gianni Mauro tranquillizzi tutti, e i Mendola continuano a ribadire, a via di comunicati stampa, che non hanno nessuna intenzione di proseguire la propria avventura nel mondo del calcio. Alla finestra restano i tifosi, stanchi del comportamento della proprietà del club e della classe politica, e i calciatori, che in settimana sono usciti allo scoperto con una nota stampa in cui hanno manifestato il proprio malcontento per il mancato saldo di alcune mensilità.
«Dobbiamo ricevere tre stipendi e alcuni anche cinque – riporta la nota di una delegazione di calciatori biancazzurri – nonostante le varie rassicurazioni della società. Non possiamo sentir dire, però, che hanno lasciato tutto a posto. Non è così. Alcuni hanno accettato un accordo per ricevere solo la metà dei soldi, altri non hanno accettato e sono stanchi di aspettare. Lo abbiamo fatto perché ci siamo fidati e perché abbiamo a cuore il Gela. Ora è giusto che i tifosi siano al corrente della situazione».
Una rottura totale tra club ed ex tesserati. Uno strappo che difficilmente potrebbe ricucirsi nel caso in cui i Mendola decidessero di restare. Questo porterebbe alla costruzione totale dell’organico. Come se non bastassero i problemi. La società ha comunque risposto tra le righe al comunicato dei giocatori, con un’altra nota ufficiale, a firma del direttore generale Croci Caiola, il quale conferma che i giocatori debbano ricevere tre mesi di stipendi ma attribuisce la responsabilità della questione all’Amministrazione, rea di non essere intervenuta tempestivamente per risolvere la questione stadio, chiuso al pubblico da febbraio.
«Sono passati ben cinque mesi da quel momento – scrive Caiola – ed ancora oggi si continua a rimandare al domani ogni altra decisione e/o lavoro di adeguamento necessario da farsi. Nessuno da parte dell’amministrazione si è messo a disposizione pur sapendo che il doppio delle trasferte da eseguire, i costi di gestione sarebbero chiaramente raddoppiati. Sul fronte dei conti economici si registrano inoltre delle pendenze nei confronti di alcuni fornitori. L’unico a poter salvare questi colori così importanti per questa città è il sindaco Domenico Messinese».
Ma chi ha il compito di salvare il Gela? Gli attuali proprietari che vogliono andare via ma detengono ancora l’intero pacchetto societario? L’amministrazione che non ha ancora riaperto lo stadio? Altri imprenditori gelesi? E se lo stadio riaprisse in settimana i Mendola tornerebbero sui propri passi? Interrogativi a cui oggi bisogna dare delle risposte, per il bene di un glorioso club e di una città intera.
«Io posso dire che da quando me ne sto occupando ho sempre mantenuto la parola. In settimana – racconta Mauro – avrete delle risposte concrete sullo stadio. Quando parlo di concretezza intendo inizio degli interventi di manutenzione. Non vogliamo passare come quelli che non tengono al futuro dello sport altrimenti non sarei andato a spese mie cinque volte a Caltanissetta. Non vogliamo essere il capro espiatorio. Scrivere la squadra non compete a me»