Il regolamento per la gestione degli impianti sportivi recentemente approvato dal civico consesso è il primo vero atto amministrativo, degno di questo nome, deliberato dal consiglio comunale nell'anno in corso.
C'è voluto un semestre per vederlo nascere. Intenso il lavoro della commissione ma determinanti sono stati alcuni emendamenti apportati in aula. Viene da chiedersi in questi casi se alla fine la montagna ha solo partorito un topolino. Magari non proprio, ma alcune riserve, a nostro avviso, accompagnano l'entrata in vigore di questo regolamento. Per dirla tutta, non mancano i pro ed i contro.
Si distingue tra “utilizzatore” (art. 7) e “concessionario” (art. 14) e tale distinzione ha ragione d’essere in virtù della limitazione delle modalità di gestione (art. 5) a sole due opzioni: la “gestione diretta” dal Comune (ciò che deve costituire la normale prassi) e, l'eventuale, “gestione indiretta” con concessione a privati (quando la gestione diretta non garantisce efficienza ed economicità nella gestione).
L’utilizzatore è una figura che interviene in caso di gestione diretta e può ricorrere anche in caso di concessione. Il concessionario, invece, più che una figura alternativa all'utilizzatore, è una figura alternativa (nella gestione) al Comune (che rimane proprietario) e dev'essere individuato con gara ad evidenza pubblica. Posto che chi ambisce a chiedere in utilizzo/concessione il bene dovrebbe leggere attentamente gli articoli sui requisiti e criteri (artt.11 e 15), altra distinzione operata è quella tra impianti di interesse primario e secondario (art. 3).
Si prevedono tariffe per l’utilizzo e canoni per la concessione. Ma è grazie alle norma transitoria in coda (art. 29) che si consente le gestione degli impianti più importanti, come il “Presti” o il “PalaCossiga”, per l'inizio della stagione agonistica, anche se l'affidamento dovesse avvenire in via provvisoria (ma in ogni caso utile a coprire l'intera stagione agonistica). Il che, toglie ogni alibi all’Amministrazione in carica, mettendola seriamente in difficoltà, dovendo la stessa affrontare spese per ripristinare in tempo utile gli impianti, con le risorse finanziarie in deficit.
La scelta della gestione dell'impianto sportivo resta poi ancorata ad una visione “burocratica” e non ispirata ad una visione “manageriale”. Nel momento in cui la gestione diretta di un impianto sportivo rispetta i requisiti di economicità ed efficienza amministrativa (chi lo stabilisce se non discrezionalmente la stessa amministrazione in carica?), essa è in ogni caso preferibile ad un progetto privato di gestione dell'impianto decisamente migliorativa anche sotto il profilo dell’efficacia oltre che dell’efficienza ed economicità.
Inoltre, restano non regolamentati in maniera analoga gli altri beni del patrimonio comunale. Desta perplessità, di conseguenza, il perché assegnare una piccola palestra scolastica deve seguire precise regole, a soggetti ben individuati e le cui richieste devono rispondere a specifici requisiti e criteri, mentre regole, requisiti e criteri analoghi non sono previsti e non sono applicati nell'assegnare magari un intero palazzo di proprietà comunale ad un'associazione qualsiasi.