Se non è paralisi istituzionale, poco ci manca.
La città è attanagliata da una crisi economica senza precedenti, accompagnata da un deficit in termini di efficienza relativo a non pochi servizi, alcuni dei quali realmente essenziali, come quello riguardante il sistema dei rifiuti che versa addirittura ai limiti dello stato di emergenza, nonostante una discarica aperta a pochissimi chilometri dal centro abitato.
Come se non bastasse, si rincorrono le voci su un eventuale default comunale, alimentate peraltro dagli stessi consiglieri eletti dai cittadini, lesti a denunciare il continuo emergere di debiti fuori bilancio, che parrebbero spuntare come funghi, da un giorno dall'altro.
Tra lo spettro di un dissesto finanziario dell'ente che vincola non poco l'azione di una giunta peraltro monca di due assessori e l'inerzia di un consiglio comunale che non approva un atto amministrativo importante o un regolamento degno di questo nome da diversi mesi, la fase di stallo politico-istituzionale è sotto gli occhi di tutti. Come ne usciamo? Bella domanda.
Ad oggi nessuno è stato in grado di trovare una soluzione che metta d'accordo, se non tutti, almeno una maggioranza. In risposta all'invito che gli era stato rivolto da più parti a dimettersi, il sindaco Messinese – che ha fra l'altro accusato un leggero malore la scorsa settimana - ha operato una sorta di apertura ai partiti, con tanto di lettera resa di dominio pubblico.
A tale disponibilità Messinese non ha fatto seguire altre azioni concrete e visibili, ma l'iniziativa è bastata per agitare un po' le acque. L'improvvisa intraprendenza del primo cittadino è avvenuta, forse non a caso, contestualmente al tentativo messo in campo da Ennio Di Pietro in rappresentanza di Noi Con l'Italia, al fine di aprire un confronto aperto dapprima con gli altri partiti di tutti gli schieramenti, per poi restringere il diametro al solo centrodestra, una volta incassato il rifiuto di Sicilia Futura e Partito Democratico. Alla fine è stato stilato un documento in cui i punti salienti sono quelli di un “governo di salute pubblica”, previo azzeramento totale della giunta. In caso contrario, mozione di sfiducia. Un accordo recentemente rivendicato dal musumeciano Enzo Cascino, referente locale del movimento #Diventerà Bellissima, quasi a fare uscire allo scoperto eventuali dissensi o mal di pancia.
La frecciata, più che altro, Cascino l'ha rivolta all'indirizzo del partito di maggioranza relativa della coalizione, ossia Forza Italia, su cui è piombato il sospetto di volersi defilare, optando invece per una linea diretta con il Pd, tanto da indurre il deputato regionale forzista del collegio nisseno, Michele Mancuso, a battezzare come inciuci eventuali intese con il Pd ed altre forze del centrosinistra. Dal canto loro, i forzisti gelesi dicono di voler allargare il fronte del dialogo ed andare oltre il centrodestra, sia nell'ipotesi di un nuovo governo cittadino il più trasversale possibile agli schieramenti, sia nell'ipotesi di una “terza” mozione di sfiducia che non tenga conto degli steccati e che sia di più ampio respiro rispetto alle due mozioni precedenti, affossate prima ancora di essere discusse. Anzi la contro frecciata, velatamente lanciata, è quella di pensare in queste consultazioni già al dopo Messinese, considerandolo troppo presto e quindi inopportuno.
E' quanto trapela tra le righe del comunicato stampa inviato ai media a firma del coordinamento cittadino di Forza Italia: «come primo partito in città – si legge nella nota – sentiamo la responsabilità di dare una risposta ai cittadini e per tale motivo abbiamo avviato una serie di incontri con tutti i partiti presenti in consiglio comunale. Tutto questo mettendo a disposizione le nostre rappresentanze politiche sia a Palermo che a Roma. Non si escludono – avvertono i forzisti gelesi – altre vie alternative, come ad esempio una interruzione anticipata, ma la città oggi ha bisogno delle energie di tutte le forze politiche per individuare la strada più giusta da seguire. Per tale motivo ci sono stati diverse interlocuzioni sia con il Pd che con altre forze politiche. Per noi il bene della città viene prima di tutto. E’ prematuro oggi parlare di un dopo Messinese, in ogni caso noi abbiamo le idee chiare sul da farsi: alla città serve un governo di centro destra e le ultime elezioni hanno dimostrato che la gente condivide i nostri progetti premiando la colazione di centro destra con quasi il 50% dei consensi e portando Forza Italia al 34%. Tutto il resto – si chiude nel documento - è solo sterile polemica».
E se il segretario cittadino di Fi, Emanuele Maniscalco, non le manda certo a dire al sindaco Messinese accusandolo di ostinarsi a non voler dialogare con i partiti, minacciando come “extrema ratio” la chiusura anticipata di questa esperienza amministrativa, il segretario cittadino del Pd, Peppe Di Cristina (nella foto) non è da meno, bocciando ogni ipotesi di ingresso in giunta, quand'anche espressione di un “governo di responsabilità”, rigorosamente a termine, accennato dagli stessi forzisti: «un interlocuzione sui grandi temi tra le forze politiche più rappresentative – ci espone Di Cristina – può rappresentare in una fase così delicata un fatto utile per Gela. Noi abbiamo posto la questione su temi come il lavoro, l'accordo di Programma ed i rifiuti. Su questi grandi temi siamo disponibili al dialogo perché una condivisione ampia ci sembra la strada giusta anche per rafforzare la città rispetto alle sue prospettive. Altra cosa sono intese che possono preannunciare futuri accordi elettorali, ci sembra troppo prematuro. Rimaniamo una forza di centrosinistra che è all'opposizione di questa giunta da 3 anni: la questione baricentrica, per noi resta quella degli interessi generali di una città che ha bisogno di risposte adeguate, ma per quanto ci riguarda – precisa il segretario cittadino dem - il perimetro è chiaro e siamo alternativi alla giunta Messinese. Possiamo discutere solo dei problemi che riguardano Gela. La nostra identità – chiude Di Cristina – è irrinunciabile, anche se abbiamo il dovere di arginare i populismi ed, al riguardo, voglio ricordare a tutti che Messinese e Siciliano restano comunque il prodotto del Movimento Cinque Stelle in città».
Una matassa che rimane ancora molto intricata, con tutta evidenza, lungi di conseguenza dall'essere agevolmente sbrogliata, mentre la città si muove a gambero, con una passività disarmante.