Alle porte del compimento dei primi tre anni di mandato, l’amministrazione Messinese è ancora alle prese con le scosse dovute alla mancanza di una maggioranza, sin qui non convintamente cercata.
Dalla sua parte, solo l’ambiguità del Consiglio comunale, che per due volte lo ha salvato dalla capitolazione con operazioni di bassissima politica. Operazioni che portano la firma della Pingo, di Panebianco e della Di Modica. Le due donne, in particolare, all’ultimo momento hanno fatto il dietro-front ritirando la propria firma, rispettivamente nella prima e nella seconda mozione di sfiducia che era stata presentata per mandare a casa la giunta Messinese.
E mentre si allunga l’elenco degli assessori voluti e poi scaricati dal sindaco (o da chi per lui), aumentano anche i puntelli che – di volta in volta ed in forma trasversale – alla bisogna si ergono a paladini del sindaco. Clamoroso il voltafaccia della consigliera Sandra Bennici, di Sicilia Futura, che sconfessando in piena seduta il suo capogruppo Ventura, ha votato contro il documento di condanna politica presentato da quest’ultimo, che è passato in aula a larga maggioranza(20 sì su 24 votanti). Paladina dell’ultima ora del sindaco, un’altra donna, l’avv. Romina Morselli, del gruppo Pd, orientata verso il dialogo con l’amministrazione.
Non tutto quello che succede nella politica gelese ha una spiegazione logica. Di certo è che buona parte di questi comportamenti è figlia della mancanza di leader, per cui ognuno va a briglie sciolte, non dovendo rispondere a linee di partito, ormai destrutturati e senza autorevoli riferimenti. Cosicché in aula – e non solo qui – ci si comporta come un branco di cani sciolti, dove uno prende l’iniziativa e l’altro si dissocia, se non addirittura lo sconfessa – come è accaduto in casa Sicilia Futura – con attacchi frontali e senza tanti giri di parole.
L’ultimo leader – comunista e post comunista – è stato senza dubbio Lillo Speziale, cinque mandati con 21 anni di presenza all’Ars e cariche di grande prestigio: presidente del suo gruppo parlamentare, presidente della Commissione regionale Antimafia, vicepresidente della Assemblea. Mai assessore in Regione, mai sindaco di Gela, ma queste sono altre storie.
Speziale ha tentato di passare il testimone della conduzione del partito al genero Di Cristina, troppo giovane per ereditarne il ruolo e interpretarne il carisma. Insomma, il Pd, il solo partito fino a qualche anno fa resistente allo sgretolamento strutturale, ha fatto la stessa fine degli altri. E i risultati si vedono.
Dall’altra parte, il forzista Pino Federico non è riuscito nemmeno ad intercettare l’intero pacchetto di consiglieri eletti nella lista che aveva sostenuto Lucio Greco, né è riuscito a prendere in mano tutto il centrodestra. I suoi due ultimi insuccessi elettorali (corse all’Ars e a Montecitorio) non si può dire che lo abbiano rafforzato nella sua area politica, complice, invero, quei consiglieri fedelissimi al governatore Musumeci (Cascino e la Comandatore su tutti), divenuti – numeri e comportamenti alla mano – lo zoccolo duro del fronte pro-Messinese. Al contrario di Forza Italia, che invece avrebbe voluto la testa del sindaco. Il centrodestra, insomma, se non trova presto la quadra, rischia di perdere le prossime amministrative, la cui vittoria, col disastro del Pd e l’esperienza finita male del Movimento stellato, al momento parrebbe alla sua portata.
C’è anche da dire – e il centrodestra dovrebbe tenerlo in debito conto – che pur nascondendo la testa sotto la sabbia, appare evidente che una sua frangia sta tenendo in vita l’amministrazione Messinese. Questo però potrebbe risultargli fatale alle prossime elezioni, non potendosi smarcare dal coinvolgimento nel disastro di questo esecutivo.
Altra questione che nessuno infatti sembra al momento porsi è quella del «chi contro chi». Spiego meglio. In ogni elezione, a tutti i livelli, c’è un partito (o una coalizione) che ha fatto opposizione, ed un altro (o altra coalizione) che ha governato. Ora, dando per scontato che la coppia Messinese/Siciliano (nella foto) – salvo improbabili voli pindarici dell’ultima ora – dovrebbero chiudere la loro esperienza da “impresentabili”, contro chi il centrodestra imposterà la sua campagna elettorale, e così specularmente, contro chi la imposterà il centrosinistra.
Per essere più chiari, quale sarà la linea di demarcazione tra i tre gruppi contendenti alle prossime amministrative?
E quei consiglieri uscenti che avranno la faccia tosta di ripresentarsi – mi riferisco soprattutto a quelli che hanno, per un piatto di ceci, venduto la loro dignità – cosa racconteranno al proprio elettorato?