I partiti fanno di tutto per farsi del male, la loro immagine è sempre più compromessa prevalentemente a causa della comunicazione, che non raggiunge cittadini, o li raggiunge malamente.
Gli uomini e le donne che li tengono in vita come se indossassero una camicia di forza, e quelli che se ne servono considerandoli strumenti essenziali della democrazia hanno molto in comune: li trattano con sciatteria e non li rispettano.
Questa considerazione riflette una preoccupazione diffusa riguardo alla politica italiana e alla percezione pubblica dei partiti politici. Ci sono diversi fattori che contribuiscono al deterioramento dell'immagine. La lista è lunga: accanto alla comunicazione inefficace ricordiamo la litigiosità, la disaffezione, i riti e le liturgie della politica, la corruzione, la distanza siderale fra il dire e il far.
Invece che impegnarci in ardite metafore, avviciniamo l’orizzonte, senza affondare il bisturi nella cancrena, cioè il gossip. Diamo uno sguardo ravvicinato a casa nostra. Che cosa è accaduto a Gela?
Sia alle amministrative che alle elezioni politiche le urne gelesi hanno confermato un dato inoppugnabile: se gli elettori disertano le urne, i dirigenti dei maggiori partiti non credono più alle loro bandiere. Le dismettono, di fatto, le ammainano, per un breve tempo o per sempre, tornano alle vecchie sigle, si ammalano di nostalgia o di disaffezione. Giusto come i disertori dell’urna.
Con la caduta delle ideologie è scemata vertiginosamente l’appartenenza alle aree storiche: l’area cattolico-solidarista, l’area comunista, l’area socialista, quella liberale e, infine, l’area nostalgica, moderata o radicale. Il balzo più evidente si compie a Gela con la proliferazione delle liste civiche alle amministrative.
Le liste civiche segnano il passo di lato, o passo indietro, compiuto dai partiti che rinunciano a scendere direttamente nella competizione, temendo una bocciatura, e si nascondono senza abbandonare consuetudini né personaggi. A Gela accadeva che il passaggio di campo degli eletti da un gruppo consiliare all’altro provocasse grandi proteste, accuse di tradimento. Una caccia al reprobo, a prescindere dalle ragioni. Oggi si può conservare nel cassetto il partito per un turno elettorale, e riaprire il cassetto quando serve (se serve).
La nascita delle liste civiche alle elezioni amministrative è stata una tendenza significativa negli ultimi anni anche in Italia, Essa è stata alimentata dalla crescente disaffezione verso i partiti politici tradizionali e dalla ricerca di alternative più vicine ai bisogni e alle aspirazioni della comunità locale. Le liste civiche possono infatti offrire un'opportunità per un coinvolgimento più diretto dei cittadini nella politica locale e per un cambiamento nel modo in cui vengono affrontate le questioni locali. De-ideologizzare le questioni locali può assolvere ad un compito utile.
E’ sembrato che a Gela la tendenza al civismo lasciasse presagire una crescente diversificazione del panorama politico locale e una maggiore volontà da parte dei cittadini di essere coinvolti governo delle proprie comunità. Liste civiche suggerite dalla società civile, insomma.
In realtà, è apparso evidente che si sia trattato di pura e semplice cosmesi. La società civile è rimasta fuori dall’agone politico, e le liste civiche sono state costruite dai rappresentanti dei partiti. Perciò è cambiato ben poco, sia Gela che altrove. Alle regionali ed alle politiche nazionali infatti a Gela i promotori delle liste civiche sono tornati a sventolare le vecchie bandiere ed obbedire ai capetti, provinciali regionale e nazionali, con risultati elettorali davvero sorprendenti.
L’appartenenza a gruppi di interessi è ben salda, nonostante le liste civiche.
Gela non costituisce certo una eccezione. Chi ha creduto nella volontà di affrontare questioni specifiche o di risolvere problemi locali senza doversi allineare a una specifica ideologia partitica, si è sentito tradito o preso in giro.
Nell’ultimo anno qualcosa è cambiato, tuttavia. La virata a destra alle politiche nell’ultima tornata elettorale ha fermato la deriva de-ideologica, fornendo le motivazioni, più che i bisogni, per un ritorno all’appartenenza, ma senza un reale processo di riflessione sulle cause della crisi dei partiti. A giudicare dal movimento, finora sotto traccia prevalentemente, a Gela la tendenza verso le liste civiche non è scomparsa, tutt’altro.
Forse perché non è scomparso lo scontento, la percezione che i partiti non meritino fiducia. Viene semmai avvertita la necessità che le coalizioni (a destra e nel centrosinistra) possano giocare un ruolo rilevante ai fini del successo o l’insuccesso. Si barattano gli interessi dei singoli e degli schieramenti con il posizionamento nelle liste e con la scelta dei candidati alla leadership? C’è una voglia di “stanare” i partiti dall’esterno, sfidandoli sul piano elettorale, nell’area di centro sinistra.Su che cosa si giocherà la partita? il carisma dei candidati o l’appartenenza a cordate, correnti, partiti?
C’è un’altra opzione da mettere in conto: la volontà di creare motivazioni forti attorno a questioni essenziali e prettamente locali, come i presidi sanitari, i servizi pubblici, la sburocratizzazione (eliminazione di lacci e lacciuoli locali), un’attenzione alla repressione dell’abuso, tanto per citare alcuni temi di particolare interesse. I programmi non godono di credito. Basta dare uno sguardo al libro dei sogni del sindaco in carica, Greco, per spiegare la diffidenza.
Le motivazioni e le volontà, perfino il credito personale, non bastano, tuttavia. Esse vanno veicolate. E il veicolo è la comunicazione, fondamentale per qualsiasi organizzazione, e il rispetto degli elettori, mantenendo le promesse o spiegando le ragioni, le cause, le colpe del malfatto. Quando la comunicazione non è veritiera e non s’instaura un dialogo leale con i prevale il disorientamento, il terreno nel quale non si crede a niente e ad alcuno, con la conseguenza che è il peggio ad assicurarsi l’intera posta.
Quando i partiti sono trattati con sciatteria e le aggregazioni (civiche e non) apparire strumentali alla sfida elettorale, si indebolisce ulteriormente la fiducia nel sistema politico nel suo complesso. In definitiva, affrontare queste sfide richiede un impegno da parte di tutti gli attori coinvolti per promuovere una comunicazione più trasparente e scegliere una leadership responsabile.