Secondo l'Istat, al primo gennaio di quest'anno, la popolazione residente a Gela è di 71.217 unità (34.761 maschi e 36.456 femmine).
Nel 2019 era di 72.890 unità, con un decremento durante questi 4 anni di 1.673 unità. I nati vivi nel 2019 sono stati 529; nel 2020 sono stati 576; nel 2021 sono stati 556; nel 2022 sono stati 582. In totale fanno 2.243, in media 561 l'anno. Al 1° gennaio 2024 ci attesteremo a circa 2800 nati vivi in 5 anni.
Sommandoli ai residenti nel 2019 (72890) avremmo dovuto toccare le quasi 75.700 unità (anziché le 71.200 registrate dall’Istat). Significa che decessi ed emigrati, nel periodo considerato, sono stati circa 4.500. Un dato quest'ultimo che, con gli adulti che rappresentano il dato largamente prevalente dei decessi e quello sostanzialmente prevalente di chi trasferisce la propria residenza altrove, si riflette decisamente nel computo deli aventi diritto al voto alle prossime amministrative (mentre i nati vivi hanno già la capacità giuridica, ma non quella di agire e, quindi, fra le altre conseguenze, non votano).
Alle scorse amministrative, nel 2019, su 65.739 aventi diritto al voto, i votanti a Gela furono 38.401, pari al 58,4%. Alle amministrative del 2024, a seguito di quanto precedentemente riportato, gli aventi diritto al voto saranno, pertanto, meno. A nostro avviso, la forchetta è tra le 62 mila e le 63 mila. Mantenendo la stessa percentuale in termini di affluenza registrata nel 2019, la forchetta dei votanti oscillerebbe tra 36.200 e 36.800. Nel 2019, però, l'affluenza fu del 10% in meno rispetto alle precedenti amministrative.
Una percentuale di crescita dell'astensionismo che si riconfermerà alle urne in un comune in dissesto. Gela, a meno di grossissime sorprese, scenderà sotto il 50% in termini di affluenza, con circa 30 mila votanti. Tutto questo postula che basteranno 12 mila voti validi per vincere al primo turno (40%) ed almeno 1.500 voti per superare lo sbarramento di lista per il consiglio comunale (5%). Significa per le coalizioni puntare a 6 liste da 2.000 voti in media, ovvero 4 liste da 3.000 voti in media.
Un centrodestra unito potrebbe ambire a questo risultato. Tra Lega/Mpa, Fi, FdI e Dc sarebbero già 4 le liste, a cui affiancare un paio di liste civiche, in cui vorranno inserirsi gli outsiders che preferiscono giocarsi il seggio al di fuori dei partiti, gli esuberi dei partiti stessi e candidati espressi da movimenti e gruppetti extra partitici. Dall'altra parte, chi può ambire a questo risultato è solo un "campo largo" che metta insieme M5s, Pd, Iv ed Una buona idea, cui affiancare eventualmente un altro paio di liste civiche per le quali valgono le stesse considerazioni di cui sopra.
Resterebbero fuori dai giochi di coalizione, l'uscente Lucio Greco ed il paio di liste in dote, nonché Miguel Donegani con almeno anch'egli un paio di liste in dote. Sembrerebbe un paradosso, ma queste sono peraltro le due candidature a sindaco già in campo e più avanti col lavoro rispetto ad altre.
Due autentiche mine vaganti che possono far saltare il banco e rompere gli schieramenti: Greco (a sinistra nella foto) nel centrodestra e Donegani (a destra nella foto) nel fronte progressista. L'esperienza, ad esempio, induce a supporre che alla fine il Pd potrebbe optare al sostegno di Donegani piuttosto che del candidato non dem, suscettibile di essere espresso dalla costruenda alleanza progressista. In definitiva, a prescindere da cosa diranno poi le urne, oggi sottovalutare Greco e Donegani sarebbe un errore di metodo (politico). Correndo da soli, farebbero un miracolo vincendo al primo turno, ma possono puntare al ballottaggio in caso di schieramenti divisi.