Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, ha nominato i nuovi commissari straordinari dei sei Liberi consorzi dei Comuni.
Sono tutti dirigenti generali della Regione in servizio, in attuazione della nuova normativa approvata dall’Ars.
Ad Agrigento è stato designato il capo dell’Ufficio legislativo e legale della Regione Giovanni Bologna; a Caltanissetta il responsabile dell’Arit, l’Autorità regionale per l’innovazione tecnologica Vitalba Vaccaro; a Enna il dirigente generale del dipartimento della Funzione pubblica Carmen Madonia; a Ragusa dirigente generale del dipartimento dell’Ambiente Patrizia Valenti; a Siracusa quello dei Beni culturali Mario La Rocca; a Trapani, infine, quello del Turismo, Maria Concetta Antinoro.
«Non era possibile – ha sottolineato il presidente Schifani – aspettare oltre. È mio dovere assicurare una guida alle sei ex province, i cui vertici sono scaduti già da due settimane. La scelta è caduta su alcuni dei dirigenti generali in servizio di provata esperienza, ai quali ho chiesto un ulteriore impegno, oltre all’attuale carico di lavoro che hanno come capi dei rispettivi dipartimenti»
I nuovi commissari straordinari rimarranno in carica sino all'insediamento degli organi elettivi degli enti intermedi isolani e comunque non oltre il 31 dicembre 2024. Dopo tanto insistere, invano, risulta pertanto evidente la resa del governo regionale innanzi al rifiuto del governo nazionale di mettere mano alla “Delrio” che prevede le elezioni di secondo grado.
All'Ars, di fatto, erano già pronti con il ddl che rinomina gli enti di area vasta in “province”, pur confermandone la natura di liberi (quando mai?) consorzi come da Statuto e ripristina l'elezione diretta di presidenza e consiglio, allargando il voto popolare anche al sindaco metropolitano ed al consiglio metropolitano, con il primo non più coincidente con il sindaco del capoluogo, ma scelto dall’intera città metropolitana.
Tutti i leader nazionali delle forze politiche di centrodestra al governo a Roma, hanno preferito rinviare al 2025, il ritorno all'elezione diretta degli organi di vertice delle province, perché modificare in tal senso la “Delrio”, significa non solo portare al voto le province siciliane, ma anche quelle in scadenza delle altre regioni, dove le elezioni di secondo grado si sono puntualmente svolte.
Nel 2024 oltre al turno amministrativo, infatti, ci sono anche le elezioni europee e si è preferito, dunque, non accavallare pure le elezioni provinciali. Non a caso, resta ancora in piedi l'ipotesi di un election-day per la prossima primavera con conseguente risparmio per lo Stato.
A pagare dazio sono i siciliani che continueranno a subire l’ennesima proroga della gestione commissariale dei liberi Consorzi comunali, ma la responsabilità è riconducibile unicamente alla classe politica siciliana che, nell’ultimo decennio, si è rivelata a dir poco pasticciona ed inconcludente in materia.