La città è un cantiere aperto con conseguenze inevitabilmente negative sulla viabilità e servizi pubblici essenziali che entrano puntualmente in crisi con l’avvento della stagione estiva, come avevamo già ampiamente previsto e recentemente anticipato.
E’ un film già visto, del resto, anche con le precedenti gestioni amministrative, pause commissariali comprese. Con la novità del covid che, invece di provocare per reazione il potenziamento dell’offerta ospedaliera locale, diventa piuttosto occasione per impoverirla ancor di più.
Un corto circuito che sembra autoalimentarsi e che continua ad attanagliare questa città, nonostante l’ingresso nel terzo millennio. Sono stati tanti gli “input” innescati dal corpo elettorale alle urne, tutti votati al prospettato cambiamento, da Crocetta fino a Greco, passando attraverso Fasulo e Messinese, ma nessun “feedback” sostanziale di ritorno. Questa città non riesce ad essere “normale”, mantenendosi al di sotto dei livelli minimi di civiltà amministrativa.
Mentre la condizione ospedaliera è quella di chi batte la fiacca, è cronaca d questi giorni l’ennesima rottura di condotte colabrodo che mettono in ginocchio interi quartieri, peraltro piuttosto popolosi. La pulizia del verde ed il decoro urbano continuano ad essere una chimera e la Ghelas è nuovamente in proroga. Condizione che è propria ancora del gestore del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e lo sarà almeno fino a settembre. Vedremo.
E quella dei rifiuti palesa essere evidentemente la più grossa spina nel fianco di questa amministrazione. Non a caso la relativa delega ha bruciato ben due assessori in tre anni, dapprima Grazia Robilatte e poi Cristian Malluzzo.
In entrambi i casi, peraltro, le dimissioni degli assessori in quota, hanno rappresentato l’automatica fuoriuscita dalla maggioranza dei rispettivi partiti: cioè “Pd” (Robilatte) e “Italia viva” (Malluzzo). E questa è storia. Non opinioni, ma atti precisi – accanto altri – attraverso cui scorre l’esperienza di un governo locale.
Il posto lasciato vacante in giunta da Malluzzo sarà occupato? Probabilmente non prima delle elezioni regionali che si svolgeranno in autunno.
Lo stesso Luigi Di Dio, ex capogrippo di “Fi” ed attuale consigliere indipendente pro-Greco, avverte che l’arrivo di un nuovo assessore sarebbe opportuno solo se finalizzato ad allargare il fronte dell’alleanza, sebbene il veto posto a chi è già rappresentato in giunta, suona più come un’esortazione rivolta al sindaco a non cedere alla tentazione di un governo cittadino a trazione forzista.
D’altra parte, a ben guardare in consiglio comunale, l’unica forza politica tra quelle di minoranza con cui poter incrementare il numero dei fan del primo cittadino è il nuovo movimento politico co-fondato dalla consigliere Alessandra Ascia, ma quando il coordinatore e cofondatore, Gianpaolo Alario indica la strada del governo di salute pubblica, Lucio Greco rispedisce senza mezzi termini al mittente la proposta.
Un ritorno di fiamma col Pd? Ci pare moto difficile che il “Partito democratico” compia un’operazione di rientro in giunta, operazione alquanto delicata, allorquando si è oramai nel vivo della campagna elettorale. Sarebbe il secondo errore grossolano di fila, dopo quello di aver abbandonato con largo anticipo la maggioranza, correndo seriamente il rischio di ritrovarsi oggi con un sindaco in balia piuttosto che alleato di “Forza Italia”. Eventualità non verificatasi solo grazie alla ferrea e sorprendente tenuta in consiglio comunale dei civici di “Un’altra Gela”, “Una buona idea” ed “Impegno comune”.