Domenica si votano i 5 quesiti referendari su altrettante schede di colore diverso.
Urne aperte nella sola giornata di domenica, dalle ore 7 alle ore 23. Per votare occorre essere muniti di documento di riconoscimento e tessera elettorale. Si può votare anche solo un quesito. Ne consegue che ogni quesito per essere valido deve raggiungere il quorum strutturale, cioè il voto valido del cinquanta percento più uno degli elettori aventi diritto. Lo spoglio avverrà il lunedì pomeriggio, in concomitanza con lo spoglio delle amministrative.
Il primo quesito è riportato nella scheda rossa. Chi vota Sì vuole l’abrogazione totale della Legge Severino e tornare così al passato, quando era il giudice ad applicare oltre la pena principale, anche quella accessoria di interdizione dai pubblici uffici. Chi vota No, vuole che rimanga l’automatica incandidabilità, ineleggibilità e decadenza del condannato con sentenza definitiva e la sospensione per 18 mesi anche in seguito a condanne non definitive.
Il secondo quesito è riportato nella scheda arancione. Chi vota Sì vuole eliminare la ripetizione del reato fra le ragioni di pericolo di cui il Gip (Giudice per le indagini preliminari) può avvalersi per applicare sull’indagato l’arresto in carcere o domiciliare. Chi vota No, vuole che questa ragione di pericolo rimanga fra quelle, come la fuga e l’inquinamento delle prove, di cui il Gip può avvalersi per applicare una misura cautelare preventiva (senza processo).
Il terzo quesito è riportato sulla scheda gialla. Chi vota Sì vuole la separazione delle funzioni e quindi delle carriere fra i magistrati, i quali - una volta vinto il concorso devono decidere se fare per sempre il pubblico ministero o il giudice. Chi vota No vuole i magistrati possano passare da una funzione all’altra, fino a quattro volte durante la loro carriera.
Il quarto quesito è riportato sulla scheda grigia. Chi vota Sì vuole che negli organi territoriali giudiziari, la valutazione con il voto sull’operato del magistrato venga esteso anche ai membri laici come avvocati e professori universitari. Chi vota No vuole che solo i magistrati possa e ono valutare altri magistrati.
Il quinto quesito è riportato sulla scheda verde. Chi vota Sì vuole che un magistrato non sia costretto a raccogliere le firme di altri colleghi per candidarsi alle elezioni del Csm (Consiglio superiore della magistratura). Chi vota No vuole che un magistrato deve raccogliere dalle 25 alle 50 sottoscrizioni di altri magistrati per candidarsi al Csm.
In diversi comuni della penisola si vota anche per le amministrative. I cittadini interessati potranno recarsi ai seggi non solo la domenica, ma anche il lunedì mattino. In Sicilia è grande l’attenzione dei partiti verso le elezioni comuni capoluogo delle città metropolitane di Palermo e Messina. In autunno infatti si vota per le regionali. In particolare, in quello che è anche il capoluogo della Regione siciliana, superfavorito è l’assessore regionale Roberto Lagalla a capo di una coalizione di centrodestra a tutti gli effetti, con dentro Fi, FdI, i leghisti di Prima l’Italia e tutte le forze centriste e moderate, come la nuova Dc di Cuffaro, gli autonomisti di Lombardo, Udc, renziani, Rinascimento di Sgarbi, Italia di centro di Toti, liberali, Idea Sicilia dello stesso Lagalla, oltre due liste civiche. Un’autentica corazzata allestita non solo per vincere, ma anche per avere un primo termometro di misurazione dei rapporti di forza interni in ottica elezioni regionali ed alleanze.
L’avversario per definizione è il candidato di centrosinistra Franco Miceli sostenuto da Pd, M5s, la Sinistra civica ecologista e la lista civica del candidato. Anche in questo caso il test è indicativo sull’alleanza tra dem, grillini e sinistre, prossime alle primarie per la corsa alla presidenza della regione.
A vestire i panni dell’outsider è Fabrizio Ferrandelli, appoggiato da due lite civiche ed una lista con dentro Azione di Calenda e Più Europa della Bonino. In totale i comuni al voto sono 120 su 391 (30%). In 13 superano i 15 mila abitanti con possibile ballottaggio il 26 giugno. Intuibile l’interesse dei partiti per una prova significativa sul piano del consenso reale e non quello stimato nei sondaggi e relativi campioni, vicinissima all’appuntamento autunnale. Insomma da martedì verrà messa al bando ogni tattica e si penserà sul serio solo alle elezioni regionali in un countdown lungo solo 4/5 mesi, compresi quelli estivi.