Le grandi manovre in vista delle elezioni regionali siciliane sono già iniziate da un pezzo.
A giocare d’anticipo è stato indubbiamente il candidato indipendente Cateno De Luca, dimessosi da sindaco di Messina per correre alla presidenza della Regione. Schiererà due liste, quella del “candidato presidente” e quella del suo movimento regionale, Sicilia Vera, nelle tre città metropolitane e nei liberi consorzi più grossi, mentre in quelli più piccoli sarà presente con una sola lista.
Incoraggiato dai sondaggi ha manifestato l’intenzione di ricandidarsi a Palazzo d’Orleans, l’uscente Nello Musumeci, che aveva dichiarato 5 anni fa che avrebbe svolto il suo mandato per 1 volta sola. Una dichiarazione che gli viene rinfacciata dal presidente dell’Ars e coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, il più acerrimo dei contrari ad una riproposizione di Musumeci a capo della coalizione di centrodestra. Anche con la Lega non c’è accordo: l’unica forza che lo sosterrà certamente è Fratelli d’Italia con tanto di lista in accoppiata con il movimento di Musumeci, DiventeràBellissima.
Il centrosinistra è ad un passo dalle primarie di coalizione. Il Movimento 5 stelle è ancora incartato sulle candidature del sempre presente Giancarlo Cancelleri, Dino Giarrusso e Luigi Sunseri. Mentre il “Pd” invece sta lavorando per una totale convergenza del partito su Caterina Chinnici e nella sinistra Claudio Fava è già di fatto in campagna elettorale. L’universo dei partiti e cespugli centristi sta per ora guardare in attesa di avere più precise indicazioni dalle amministrative di giugno.
C’è grande attenzione da parte di tutti, invero, per le elezioni in particolare di Palermo e Messina. A Palermo, ad esempio, quasi tutte le forze di centro si sono schierate col centrodestra a sostegno di Lagalla, mentre il centrosinistra con dentro i grillini ha scelto Miceli. Solo i centristi moderati che fanno capo a Calenda e Bonino hanno puntato su Ferrandelli a cui ha recentemente strizzato l’occhio anche De Luca.
Altro è il discorso sui territori per l’elezione all’Ars. Se alla corsa per la presidenza vince chi prende più voti (maggioritario secco a turno unico), per i seggi all’Ars concorrono i partiti (proporzionale con sbarramento al 5%) con liste provinciali e preferenze per i candidati interni. Con la sforbiciata che ha ridotto il numero da 90 a 70, i seggi spettanti al collegio di Caltanissetta sono diventati tre.
Per quanto in perdita, a meno di un crollo verticale, dopo i quasi ventimila voti di cinque anni fa, i pentastellati dovrebbero vedersi assicurati un seggio. I candidati gelesi dovrebbero essere gli uscenti Nuccio Di Paola e Ketty Damante mentre è ancora da capire cosa farà il sopra citato Cancelleri. Forza Italia ha il problema di candidare una personalità forte da affiancare all’uscente Michele Mancuso che a Gela avrà una mano d’aiuto dalla candidatura di Totò Sammito, che rimane però un’incognita se la rapportiamo al risultato conseguito (oltre 5000 voti) da Pino Federico la scorsa volta.
Quest’ultimo sarà il candidato del movimento di Musumeci nella lista di Fratelli d’Italia su cui sta lavorando per il versante nisseno Carolina Varchi, mentre nella Lega Alessandro Pagano potrebbe chiedere di fare un passo avanti al consigliere comunale Emanuele Alabiso. Il Pd, sa già che gli ottomila e settecento voti di 5 anni fa potrebbero non bastare ed ha ufficializzato la staffetta tra l’uscente Giuseppe Arancio ed il segretario provinciale Peppe Di Cristina. A Caltanissetta Anna Petitto potrebbe rivelarsi più di una quota rosa ma ci vuole stavolta anche una terza candidatura tutt’altro che materasso.