Lunedì 31 maggio si è tenuta una seduta del consiglio comunale con quattordici punti all'ordine del giorno, di cui tredici dedicati ai debiti fuori bilancio ed uno dedicato alla modifica del regolamento delle commissioni consiliari.
Esitati in men che non si dica favorevolmente i primi tre debiti fuori bilancio che avevano tutti i pareri positivi, l'aula è passata velocemente alla trattazione della modifica del regolamento delle commissioni consiliari, così come proposta dalla prima commissione, il cui presidente, Vincenzo Casciana, nell'elogiare il lavoro di squadra fatto, ha ricordato l'importanza fondamentale del ruolo esercitato dalle commissioni, anche a tutela e garanzia delle stessa amministrazione comunale, nell'esercizio delle loro funzioni di ispezione e controllo politico-amministrativo, oltre che quelle consultive e di proposta, a supporto del civico consesso.
«Tutto nasce – ha riferito Casciana – dalla considerazione che viviamo in una società complessa con temi nuovi che sono venuti alla ribalta e che meritano di essere trattati più approfonditamente rispetto allo spazio che era loro riservato. A livello locale, abbiamo constatato che questi temi non venivano affrontati come meritavano, per cui è diventato necessario scorporare alcune deleghe da quelle già esistenti, redistribuendole ad ulteriori tre commissioni permanenti».
Così, le deleghe ai “servizi sociali” ed alla “istruzione” vengono estrapolate rispettivamente dalla terza e quinta commissione ed assegnate ad un’apposita nuova commissione. Stessa cosa per le deleghe alla “pesca” ed “agricoltura” (con dentro portualità, dighe, consorzi di bonifica, ecc.) di cui si occuperà una nuova commissione, distaccandole dalla prima commissione. Infine ad una terza nuova commissione vengono associate le deleghe “sport, turismo e spettacolo” (con dentro strutture sportive, rapporti con le associazioni, eventi, ecc.) unitamente a quella sulla “cultura” (con dentro, soprattutto, i beni archeologici, musei, parco, ecc.) che erano rispettivamente di competenza della quarta e quinta commissione. Originariamente aggregate alla commissione allo sviluppo economico, le deleghe alla “agenda urbana” ed al “patto per il sud” sono state poi sostituite in aula dalla locuzione “interessi economici generali”, attraverso un emendamento suggerito dalla stessa commissione proponente ed approvato dai consiglieri presenti.
Il nuovo quadro geopolitico delle commissioni è definito, più precisamente, dall’articolo 3 del nuovo regolamento, ai sensi del quale sono istituite le seguenti commissioni consiliari permanenti: affari generali (I); urbanistica, lavori pubblici e toponomastica (II); bilancio e tributi (III); sviluppo economico (IV); ambiente, sanità ed ecologia (V); servizi sociali ed istruzione (VI); pesca, mare ed agricoltura (VII); cultura, sport, turismo e spettacolo (VIII). A tali commissioni permanenti, possono affiancarsi ulteriori commissioni di inchiesta e di studio, dalla durata temporanea, i cui membri vengono scelti dalla presidenza del consiglio sulla base di quelli indicati dai gruppi consiliari che devono essere tutti rappresentati proporzionalmente alla loro consistenza numerica ed, in ogni caso, almeno con un proprio referente.
C’è un mese di tempo per provvedere alla formazione delle nuove commissioni, in quanto su invito del capogruppo di “Una buona idea”, Davide Sincero, è stata approvata l’immediata esecutività dell’atto (il termine di 30 giorni decorre dall’entrata in vigore dello stesso regolamento esitato). Non poche le perplessità. Questa “innovazione” del consiglio comunale, francamente, giunge inaspettata, come il coniglio dal cilindro di un mago. Già fa specie vedere un civico consesso così unito e che trova subito l’intesa quando si tratta di argomenti e vicende interne al funzionamento del consiglio stesso. I 25 articoli, più l’emendamento, letti tutti integralmente, sono stati ad uno ad uno approvati all’unanimità dei presenti. Idem il voto finale e quello sull’immediata esecutività. Il tutto, in meno di un’oretta.
Il tema dello spending-reVisite non sempre ha avuto riscontri positivi, come a nostro avviso nel caso delle province. Certo, non deve affascinare per forza, ma se il parlamento nazionale si riduce nel numero, i consigli regionali si riducono nel numero, i consigli comunali si riducono nel numero, come quello di Gela che è passato da 30 a 24, la scelta di passare da 5 ad 8 commissioni, stride tantissimo. Confermato dal regolamento che il numero dei membri dev’essere dispari, per cui sarà almeno 5, moltiplicato per 8 significa 40 che rispetto ai 23 consiglieri (il presidente del consiglio non può farne parte) equivale quasi a due nomine a testa.
C’è anche da considerare l’eventualità delle commissioni d’inchiesta e di studio (benché temporanee) e sfugge ancora ai più quale sia l’utilità delle seconde ed in cosa realmente differiscono dalle prime: le commissioni d’inchiesta, il cui potere di investigazione dovrebbe differire ed essere più incisivo rispetto al normale potere d’ispezione e controllo, non studiano? In definitiva, il sospetto di aumentare il numero dei gettoni di presenza per accrescere il gruzzoletto a fine mese, è forte.
Dal canto, suo il sindaco Lucio Greco che nomina un consulente personale sui progetti, senza nulla togliere alla sua professionalità e competenza, ma i cui risultati non possono nemmeno essere definiti discutibili per assenza degli stessi; che nomina portavoce una validissima collega, utilizzandola però come una normale addetta stampa; affida ora l’incarico di capo ufficio di gabinetto del sindaco, ad una risorsa esterna. Nessun sindaco prima di lui lo aveva fatto, individuando evidentemente per tale ruolo, una risorsa già in pianta organica. Anche in questo caso, con altrettanta franchezza, non comprendiamo la scelta.
Quando il Comitato dello sviluppo dell’area gelese (Csag), promotore del passaggio di Gela alla città metropolitana di Catania, chiese al primo cittadino di nominare un avvocato per il ricorso al Tar, a difesa di due delibere consiliari ed un referendum popolare, quest’ultimo non ritenne opportuno provvedere. Se dovesse dipendere da lui, dunque, Gela può restare benissimo sotto le grinfie rapaci di Caltanissetta, per poi nominarsi il capo ufficio di gabinetto, agendo come se fosse il sindaco di una città metropolitana.