Manca un anno e mezzo alle prossime elezioni regionali ma l’esperienza insegna che se si vota ad autunno, già prima dell’estate le candidature, le alleanze e le liste devono essere già decise quasi totalmente.
E’ quindi chiaro che ci si muova già in ottica di rinnovo della presidenza e dell’assemblea legislativa regionale. In effetti, sul piano delle alleanze per conquistare Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione siciliana, siamo ancora ai primi approcci, ai primi veti ed alle prime strategie, con scenari mutevoli che si intrecciano. Per l’assalto, invece, ai 69 scranni di “Sala d’Ercole” nel Palazzo dei Normanni, sede dell’Ars, nei territori le operazioni per riempire le liste provinciali sono già iniziate da un pezzo.
Nel collegio nisseno, ad esempio, dove i seggi a disposizione sono tre, si preannuncia una lotta
durissima, suscettibile inevitabilmente di influenzare le dinamiche interne alle amministrazioni comunali. Il caso di Gela è emblematico, con un sindaco a capo di una coalizione civica, nella quale si camuffavano Forza Italia ed il Pd. Inutili i tentativi provati fino all’ultimo, dal primo cittadino Lucio Greco, desideroso di voler tenere insieme il blocco originario che lo ha portato alla vittoria.
Il Pd e Forza Italia non possono andare a braccetto nel governo della sesta città siciliana e contemporaneamente affrontare una campagna elettorale per le regionali, al 90% da avversari. Il 10% rimanente lo riserviamo all’ipotesi, piuttosto remota, di un grande centro con dentro Pd e Forza Italia, o magari, con dentro il Pd e pezzi di Forza Italia siciliana legati a Micciché, tra cui un fedelissimo della prima ora dell’attuale Presidente dell’Ars, come Michele Mancuso, deputato uscente forzista del collegio e segretario provinciale del partito di Berlusconi.
Il patto di ferro tra Mancuso e Greco alle amministrative, sebbene mai ammesso pubblicamente, è oramai noto: Forza Italia non si aggregava al centrodestra a trazione leghista, per appoggiare (senza simbolo) il progetto civico di Lucio Greco, con in cambio in caso di successo, “carta bianca” sulla sanità locale, con tanto di assessorato comunale al ramo, retto da Nadia Gnoffo, vicinissima a Mancuso.
Ma l’ala entrata nel partito berlusconiano in occasione delle amministrative e rappresentata in consiglio comunale da Luigi Di Dio, reclama l’assessorato lasciato vacante del Pd, facendo il nome di Francesca Caruso. Il sindaco replica però che l’accordo era semmai quello di una staffetta tra Giuseppe Licata, attuale assessore all’urbanistica e Liliana Belardita, stoppando di fatto ogni velleità forzista.
Idem per “Libera mente”. Con il Pd fuori e Fi in stand by, Greco offre l’assessorato a Pier Paolo Grisanti a patto che quest’ultimo si dimetta, con Marina Greco, prima dei non eletti, a subentrargli in consiglio comunale. Greco guadagnerebbe una consigliere a lui vicina e metterebbe sotto scacco Grisanti di cui potrebbe disfarsi in qualsiasi momento. Grisanti rischierà?