Come avevamo anticipato nel dare notizia della emanazione da parte del governo regionale della delibera di indizione delle elezioni provinciali, ecco arrivare –immediatamente e puntuale come un orologio svizzero –il rinvio da parte dell’Ars.
Come sospettavamo, alla prima occasione utile, allorché è stato trasmesso in aula un ddl contenente una serie di norme in materia di enti locali, è spuntato apparentemente dal nulla l’emendamento con tanto di richiesta di voto segreto a corredo, con parere favorevole della Commissione competente (I - Affari Istituzionali) e parere contrario invece di un governo che è andato sotto, addirittura schiacciato, da una folta schiera trasversale di franchi tiratori.
Non si spiegherebbe altrimenti l’esito della deliberazione che ha visto passare l’emendamento con 38 voti a favore a fronte dei solo 16 contrari. Sicché si potrà votare per le elezioni di secondo livello dei presidenti e dei consigli dei 6 liberi consorzi, nonché dei consigli delle tre città metropolitane (i cui sindaci coincidono invece con i primi cittadini eletti dalle città capoluogo) a partire dal trentesimo giorno successivo alla proclamazione di sindaci e consiglieri eletti alle amministrative di primavera. Insomma, stando a quanto deciso, si potrà votare a luglio, mentre il commissariamento viene prolungato fino a metà settembre.
Ma il sospetto che questo tira e molla durerà fino al termine della legislatura rimane fondato. Del resto se da un lato i deputati con tutta evidenza non vogliono trattare questa patata bollente, dall’altro il presidente che si dice favorevole a chiudere questa vicenda che si trascina da anni, si ritrova però a poter commissariare con propri uomini ben 9 enti di area vasta con quel che ne consegue in termini di impiego dei fondi in tema di strade, edilizia scolastica e quant’altro. Il che non sarebbe male per l’uscente Musumeci in una campagna elettorale in cui si ricandiderebbe provando a centrare il bis.
Ed invero, a conferma che il rinvio delle ex elezioni provinciali fosse dietro l’angolo, i partiti in questi giorni (e per i giorni a venire) si sono prevalentemente, se non esclusivamente, concentrati su come iniziare ad organizzarsi e collocarsi in vista delle regionali che si terranno fra oltre un anno e mezzo. Una mossa sbagliata oggi potrebbe rivelarsi fatale domani.
La notizia che ha tenuto banco a livello locale in settimana è stata l’ufficializzazione del passaggio del già due volte deputato regionale e presidente di provincia, Pino Federico (nella foto), nel movimento regionale del presidente Nello Musumeci, cioè “Diventerà Bellissima”. Nei mesi addietro l’approdo delle due piccole campionesse del voto, Sara Cavallo e Josephine Martines, nei ranghi di “Fratelli d’Italia”, sembravano voler presagire l’ingresso di Federico nel partito della Meloni. Poi, per un certo periodo si parlò della “Lega” approfittando dell’ingresso degli ex mpa nel partito di Salvini. Infine, l’ufficializzazione di un passaggio con i musumeciani di cui si vociferava d’altronde con insistenza da alcune settimane.
Con Federico entra in “Diventerà Bellissima” anche il consigliere comunale Gabriele Pellegrino, il più votato alle scorse elezioni comunali. Rimane in stand-by al momento Salvatore Scerra che probabilmente sta prendendo tempo per capire meglio gli sviluppi ulteriori di questa operazione. L’attesa di Scerra è quella dettata dall’esigenza di capire cosa significherebbe entrare nel movimento del governatore e continuare a fare opposizione (che tipo d’opposizione?) al sindaco Greco, nonché per vedere se e chi entrerà nel movimento a breve. Presumibile l’ingresso della già consigliere comunale Angela Di Modica, il cui coniuge, il dott. Paolo Comandatore, è tra i principali artefici di questa operazione, condotta scavalcando il livello locale tanto da spiazzare l’inconsapevole coordinatore cittadino, avv. Orlando.
Ma i dubbi di Scerra potrebbero anche riguardare l’evoluzione della configurazione dei rapporti di forza interni al centrodestra a livello regionale. “Diventerà Bellissima” è un contenitore importante ed ambito in caso di una ricandidatura di Musumeci con alle spalle una coalizione compatta, come avvenne tre anni e mezzo fa circa. Perderebbe invece molto del suo “appeal” in caso di una ricandidatura debole di Musumeci, o peggio ancora in caso di una non ricandidatura dello stesso.
Gli autonomisti lombardiani sono entrati nella “Lega” che, secondo fortissime indiscrezioni, stavolta vorrebbe esprimere una “propria” candidatura a Palazzo d’Orleans. L’operazione Draghi potrebbe comportare di riflesso anche a livello regionale la costruzione di un grande centro moderato che potrebbe riprovarci con Lagalla, o altri, ma non Musumeci su cui ci sarebbe il veto di Cuffaro. Se in questo grande centro dovesse rientrare “Forza Italia”, chi appoggerebbe a quel punto una ricandidatura di Musumeci?
La sensazione, al netto di tutto ciò, rimane quella di una candidatura alle regionali di Federico con primo obiettivo quello di rendere pan per focaccia a Mancuso, neutralizzando o rendendo minimo l’apporto del gruppo Pepe e la candidatura gelese di Totò Sammito alla causa del deputato di Milena. Per dirla tutta, la priorità è fare lo sgambetto a Mancuso, se poi si conquista un seggio all’Ars, meglio ancora.
Oltre le candidature di Mancuso e Sammito in “Fi”, Federico in “Diventerà Bellissima”, l’altra candidatura certa o quasi è quella di Peppe Di Cristina, nel “Pd”, in staffetta con l’uscente Giuseppe Arancio. La preoccupazione al momento è recuperare lo strappo con il gruppo Gagliano/Pizzardi/Robilatte che non ha ben digerito il ritiro dell’assessore in giunta. A fare da garante per il rientro si è candidato Guido Siragusa. Evidentemente, la sua mancata elezione a segretario cittadino ci direbbe che non c’è ancora riuscito.