Vengo scosso da brividi ogni qual volta in tv vedo il volto di Domenico Arcuri (nella foto), il Commissario nominato dal governo Conte per il Covid-19.
Quello che ha promesso le mascherine per tutti (ma sono arrivate in ritardo), quello che ha tranquillizzato sulla disponibilità di presìdi sanitari per medici e infermieri (presìdi ancora in parte non disponibili), quello che ha assicurato, insieme alla ministra Azzolina, che i banchi monoposto sarebbero stati pronti per la riapertura delle scuole (in gran parte ancora mancano) e che a quanto pare servono a ben poco. Quello, infine, che aveva assicurato la piena disponibilità del vaccino antinfluenzale (che ancora manca in parecchie regioni).
In un Paese serio un personaggio del genere sarebbe stato obbligato a dimettersi. Invece in Italia questo non accade, e a quanto pare al supercommissario verrà affidata anche la distribuzione del vaccino anti Covid, che si spera sarà disponibile tra un paio di mesi. C’è solo da incrociare le dita o, se preferite, toccarsi i cabbasisi.
Ma penso ad Arcuri anche da cittadino gelese, perché questo impalpabile personaggio dal 2007 è presidente di Invitalia, la società statale che dovrebbe gestire i pochi fondi per l’area di crisi complessa di Gela e che è riuscita a produrre un bando con requisiti tali da renderlo inutilizzabile per le imprese. Si attendeva e si attende ancora un nuovo bando con requisiti di accesso meno stringenti, ma in questi mesi si sta pensando solo al Covid e quindi dovremo attendere.
E proprio pensando alla pandemia, oltre a notizie dolorose (come la cancellazione dell’intera famiglia Savà) devo registrare notizie inquietanti, come la rianimazione dell’ospedale di Gela non attiva (ed i conseguenti viaggi vacanza al Sant’Elia di Caltanissetta), le barelle contenitive donate dalla Croce Rossa che sembrano essere malfunzionanti, o come lo smembramento dell’ospedale Chiello di Piazza Armerina, che diventa ospedale Covid, con il dirottamento dei malati ad Enna e l’invito ai medici di trasferirsi in altri ospedali.
Non vorrei che un simile destino spettasse anche all’ospedale di Gela, con il trasferimento in massa a Caltanissetta. Ma forse sono solo paure immotivate: le strutture sanitarie di Gela sono al massimo dell’efficienza e certe notizie vengono messe in giro solo dai provocatori di professione.
Infine, penso con rabbia agli imbecilli, e sono tanti, che continuano a creare assembramenti immotivati, a chi ancora non porta la mascherina, a chi la porta ma la tiene abbassata sul mento (doppio imbecille): purtroppo non ci sono adeguati controlli, non ci sono adeguate sanzioni e il Covid se la ride di gusto.
Mi auguro che la responsabilità di ognuno prenda il sopravvento. Ma ho la seria impressione che resterà un augurio infondato.