Annunci, solo annunci e sempre annunci, quasi sempre senza alcun fondo di verità.
Ma stavolta non mi riferisco al governo Conte, che per ultimo ha annunciato con fuochi d’artificio il “decreto semplificazioni” con la formula “salvo intese” (che in pratica significa una semplice bozza tutta ancora da rivedere e riempire di contenuti). C’è ben altro, e nella nostra città.
Il primo annuncio riguarda la Ztl in centro storico, salutata come un grande avvenimento per restituire ai cittadini il salotto della città e bla bla bla. In verità il maldestro tentativo di rendere il Corso Vittorio Emanuele come un clone dei Navigli milanesi si è rivelato un flop. Tre o quattro locali che hanno ampliato gli spazi per i tavolini, negozi chiusi, non più di un centinaio di persone ad occupare la triste carreggiata destinata al passeggio.
Non si comprende il senso della Ztl nel tratto tra Via Cocchiara e Via Marconi (sempre deserto), né il vincolo in Via Marconi (tra Via Cairoli ed il Corso), dove non c’è assembramento e c’è un solo pub con i tavoli nel cortile interno. Ecco quindi un chiaro esempio di come l’Amministrazione comunale, andando dietro alle elucubrazioni di qualcuno, ha clamorosamente toppato. Ma il roboante annuncio comunque c’è: “abbiamo restituito il salotto della città alle famiglie”. Stendiamo un velo pietoso.
L’altro annuncio meritevole di attenzione è quello del “pinocchietto etneo” Musumeci (nella foto), che a Palermo ha ricevuto la visita del sindaco Greco assicurando che Gela non perderà alcun finanziamento. Tra cui quello del megaporto da 130 milioni di euro. Peccato che, proprio il giorno dopo, da Bruxelles arrivi la notizia che le carte progettuali del megaporto non sono mai state inviate dalla Regione Siciliana, e quindi l’opera non è inserita tra i grandi progetti finanziabili.
Vediamo se ho capito bene: l’integerrimo Musumeci toglie a Gela 33 milioni di finanziamenti del Patto per il Sud perché il Comune non è stato veloce ad inviare a Palermo i progetti, poi i suoi tecnici regionali (che evidentemente non controlla) omettono di inviare all’UE il progetto del megaporto. C’è qualcosa che non quadra, tranne il fatto che Musumeci ambisca a conquistare, senza rivali, il “Pinocchio d’oro”.
Il terzo annuncio importante lo ha fatto, in un’intervista, il presidente della Commissione consiliare Affari Generali, Vincenzo Casciana, dopo che il consiglio ha approvato il Regolamento sui comitati di quartiere. Casciana ha specificato che il Regolamento è scaturito da numerosi incontri della Commissione con i rappresentanti dei comitati spontanei che hanno avanzato le loro proposte.
Bell’annuncio. Peccato che il giorno dopo il Coordinamento dei comitati di quartiere abbia chiarito che aveva avuto incontri con la vecchia Commissione Consiliare (alla quale aveva anche presentato una bozza di regolamento), ma che non aveva mai discusso con l’attuale Commissione.
Dunque Casciana ha mentito? Non credo, sarebbe strano. Magari qualche componente della Commissione, passeggiando al Lungomare vicino ai “due pupi che si tirano cc’a corda” (questa è autentica, me l’ha detta una ruspante signora gelese) avrà incontrato per caso qualche componente dei Comitati e, tra una birra e un mojito, avrà ottenuto il via libera. Ma sta di fatto che il Coordinamento dei Comitati non ha mai potuto interloquire con la Commissione consiliare. Commissione (Casciana, Scerra, Sincero, Giudice, Ascia) che è formata da persone che, prese singolarmente, sono amabili e splendide. Ma messe insieme, evidentemente, subiscono come per magia una metamorfosi (un po’ come il dottor Jekill e Mister Hyde) e combinano pasticci.
Il Regolamento approvato? Tutto sbagliato, tutto da rifare (come direbbe Gino Bartali): un monumento alla burocrazia (con l’obbligo di registrazione all’agenzia delle entrate, unico caso in Italia), la negazione della vera partecipazione alle scelte, il controllo dei Comitati da parte delle Commissioni consiliari. E’ evidente che parole come “partecipazione”, “bilancio partecipato” e simili non riescono a trovare alloggio nei meandri della politica, che tende a controllare tutto e sempre. Una occasione perduta per la città, ed un Regolamento che dovrà necessariamente tornare, ampiamente modificato, in Consiglio comunale, perché con queste regole non si costituirà nessun Comitato di quartiere.