No, vabbè, abbiamo raggiunto limiti che non pensavamo di potere sfiorare.
Perché se anche Palma di Montechiaro presenta la candidatura a “capitale della cultura”, le abbiamo viste tutte. Oltre alla (bellissima) scalinata della Chiesa Madre e il Palazzo Ducale, non mi vengono in mente altre particolarità della cittadina, famosa per gli omicidi eccellenti e una cricca mafiosa quanto mai potente e feroce.
Auguri, comunque, a Palma di Montechiaro, e alle altre siciliane che si sono candidate: Catania, Modica, Scicli e Trapani. Ma mi sorge spontanea una domanda: non è che per caso Gela, nel non candidarsi, ha perso una buona occasione?
Perché in quanto a beni archeologici e culturali, scusate, possiamo vedercela ad armi pari con chiunque. Pensiamo al Museo Regionale (al momento chiuso), al Parco Archeologico di Caposoprano (momentaneamente chiuso perché al servizio di comitive di cani randagi), ai Bagni Greci (un po’ in degrado, ma vabbè!), al Parco delle Rimembranze (non fruibile per le belle passeggiate dei nostri ricordi giovanili), alla nave greca (basterebbe spacchettarla e voilà!), ai tanti palazzi storici, ai vicoli, al Lungomare…
E poi adesso abbiamo anche le colonne della Stazione dipinte con motivi floreali da Jacopo Fo: questa è la vera cultura, che ci avrebbe potuto fare stravincere sulle concorrenti se solo l’Amministrazione avesse lavorato sulla candidatura.
E comunque sia, Gela è veramente la capitale della cultura: la cultura della rassegnazione. Il popolo gelese (quasi tutto) è ormai rassegnato a ricevere schiaffi da ogni parte, e non riesce a reagire.
Subisce i ritardi burocratici e le mancate promesse del Governo regionale, subisce le passerelle di politici di ogni orfine e grado (attendiamo i risultati della visita del ministro Provenzano dopo avere assaggiato i risultati della visita di Renzi nel 2014), subisce i disservizi e le bollette pazze di Caltaqua, subisce i disservizi nella raccolta dei rifiuti e le alte tariffe comunali imposte dal dannoso Commissario Arena, subisce le vastasate degli incivili che scaricano immondizia dappertutto, subisce anche le urla e gi schiamazzi di molti poveri imbecilli ubriavhi della cosiddetta “movida” (cavolo, divertitevi, ma non rompete le scatole agli altri!).
Subisce i tumori e le malformazioni neonatali (quelle che secondo un dirigente Eni sono causa del traffico, non della Raffineria), subisce i licenziamenti nelle aziende dell’indotto, subisce l’esilio dei suoi figli costretti ad emigrare per trovare un lavoro dignitoso, subisce un ospedale con carenze di medici e infermieri e dove se vuoi prenotare un esame specialistico devi attendere mesi e mesi (per cui se hai i soldi te lo vai a fare dal privato, se non ne hai fai in tempo a morire prima), subisce la chiusura continua delle attività commerciali e artigianali che hanno desertificato il centro storico.
E’ vero, in giro c’è ancora qualche pazzo irriducibile che tenta di invertire la rotta, che riesce a credere che non tutto è ancora perso. Ma è una battaglia impari, come tra Davide e Golia, e stavolta sembra che Golia possa avere la meglio.
Quindi, avanti!, candidiamoci anche noi a Capitale della cultura… della rassegnazione.