In Italia esistono vari tipi di acque famose, che trainano con buoni risultati le economie dei posti da cui provengono.
L’acqua di Parma, per esempio, è una rinomata acqua di colonia, così come l’acqua di Sirmione è un valido presidio anticatarro. Poi c’è l’acqua di Nepi, minerale effervescente dall’origine, molto diffusa nell’Italia centrale.
Chissà perché, nessuno ha mai pensato fino ad oggi a veicolare “l’acqua di Gela”, ora che, a quanto sembra, ha finito di essere “potabile ma non bevibile” (secondo l’umoristica dichiarazione del deputato Alessandro Pagano).
In Italia esistono vari tipi di acque famose, che trainano con buoni risultati le economie dei posti da cui provengono. L’acqua di Parma, per esempio, è una rinomata acqua di colonia, così come l’acqua di Sirmione è un valido presidio anticatarro. Poi c’è l’acqua di Nepi, minerale effervescente dall’origine, molto diffusa nell’Italia centrale.
Chissà perché, nessuno ha mai pensato fino ad oggi a veicolare “l’acqua di Gela”, ora che, a quanto sembra, ha finito di essere “potabile ma non bevibile” (secondo l’umoristica dichiarazione del deputato Alessandro Pagano).
L’acqua di Gela sgorga imponente in ogni dove, zampilla in Piazza Umberto così come in Via Generale Cascino: non sono perdite delle condutture, altro che, sono sorgenti naturali che dovrebbero portare ricchezza alla città: basterebbe imbottigliarla e vedreste che successo!
Ma anche “l’acqua del Biviere” non è da meno. Grazie a plastiche, amianto e rifiuti di ogni genere, quell’acqua ha un profumo particolare, che di sicuro troverebbe estimatori in tutto il mondo.
Del resto, le tariffe dell’acqua distribuita da Caltaqua stanno raggiungendo livelli così alti che quasi converrebbe imbottigliarla e rivenderla. E a proposito di Caltaqua, le veementi proteste dei giorni scorsi sembra abbiano un momento di stasi: forse la burocrazia (aiutata dalla impareggiabile signora Panvini) è riuscita a bloccare i tentativi di mandare a casa il gestore italo-spagnolo.
A proposito di tentativi, registriamo il tentativo di esporre la nave greca presso il Monastero delle Benedettine. Tentativo deleterio per la città, sia perché il luogo non si presta neanche un po’ a spazio museale, sia perché sarebbe difficile in un secondo tempo rismontare e trasferire la nave. Considerato che vi sono almeno altre due navi da recuperare, credo sia giusto spingere per la realizzazione del Museo del Mare a Bosco Littorio.
Dopo la sentenza del TAR che ha aggiudicato i lavoro, sono trascorsi otto mesi e per qualche inspiegabile motivo i lavori non hanno avuto ancora inizio. I soldi ci sono, il progetto pure, il problema è, come al solito, la burocrazia e la politica che non si attivano come dovrebbero.
Ecco perché sta montando la protesta di associazioni, di giovani, di studenti: è finito il momento in cui si può “babbiare”, ora è il momento di agire in concreto. Altrimenti Gela muore.