L’età ci dice che è un giovane della politica, ma l’esperienza lo pone tra i più navigati nei ventiquattro rappresentanti eletti, nell’aprile scorso, al civico consesso.
Non a caso, per diversi mesi è stato anche tra i papabili candidati a sindaco, fino al passo indietro definitivo a favore della candidatura del leghista Spata, a capo di una coalizione di centrodestra, benché priva di Forza Italia di Mancuso e di alcuni esponenti di centrodestra che hanno trovato casa nella lista del sindaco Greco, “Un’altra Gela”. Proseguiamo la serie delle interviste agli esponenti dei partiti e movimenti presenti in consiglio comunale con Totò Scerra (nella foto), capogruppo di “Avanti Gela,” nella cui lista è stato rieletto dopo essere stato tra i principali promotori della sfiducia a Messinese nella veste - allora - di capogruppo di Forza Italia.
– Per lei è il secondo mandato consecutivo. Nel primo era, o meglio, eravate tutti – o quasi - all’opposizione di Messinese. In questo mandato è opposizione ad una folta maggioranza in consiglio che appoggia il sindaco Greco. Sensazioni e differenze?
«Un consigliere di opposizione che si rispetti non organizza il proprio lavoro e la propria azione politica in base al numero degli “avversari” politici di maggioranza, senza - peraltro - neppure presumere che siano tali. Per cui, le sensazioni sono quelle di sempre e cioè di estremo entusiasmo e passione per quello che faccio, nella consapevolezza di rispondere sempre con coscienza alle istanze dell'amministrazione. Piuttosto, mi aspettavo meno margini di azione di opposizione, innanzi una maggioranza presentatasi come altamente qualificata da ogni punto di vista (tecnico, politico, giuridico) e, forse proprio per queste maggiori aspettative, rispetto al precedente governo di città, la delusione è anche maggiore. Ad oggi è questa l’unica differenza che rilevo».
– Lei ed il consigliere Pellegrino siete riferimento nel civico consesso di un gruppo che rappresentava lo zoccolo duro sul piano elettorale di Forza Italia in città e che, anche dopo la sua rielezione al civico consesso, non è rientrato in Forza Italia coerentemente alla scelta fatta in campagna elettorale. Quali furono le ragioni di tale scelta che ebbe riflesso in una lista comunque apprezzata dall’elettorato nonostante la sconfitta della coalizione?
«Non soltanto riconosco l'apprezzamento degli elettori per il lavoro fatto in Forza Italia ma, con serena lucidità, ne rivendico il successo. É innegabile che sia riferibile alla mia azione politica nel precedente mandato, l'idea primigenia della sfiducia a Messinese, risvolto agognato dai cittadini. All'esito, però, c'era chi – dai lidi nisseno-palermitani – intendeva giovare del frutto del “lavoro sporco” altrui, indossando la corona del candidato rappresentante di cittadini che in realtà non conosce. Ragion per cui, abbiamo scelto di seguire un percorso diverso, ossequioso comunque dei principi ispiratori di un’area politica come quella di centro destra. Area il cui apprezzamento da parte nostra cresce di giorno in giorno».
– In consiglio comunale, in attesa del ricorso, è muro contro muro con la maggioranza. E’ proprio inevitabile che ciò accada, considerato il momento di crisi che vive Gela e che richiederebbe logiche di unità da ricercare il più possibile nell’interesse comune?
«Il muro contro muro, preciso sin da subito, non è mai stata una mia prerogativa. Debbo puntualizzare, però, che la percezione pubblica di una simile inconciliabilità deriva da un atteggiamento irrimediabilmente bellicoso del sindaco. É manifesta a tutti la sua suscettibilità alla critica politica che, preciso, non solo è legittima ma dovrebbe pure essere prevedibile in una dialettica politica utile ai fini di un miglioramento. É incontestabile che Greco mal governi il suo atteggiamento, cadendo troppo spesso in posizioni di ingiustificata ed inamovibile pretesa, anche quando è la stessa maggioranza - nell'esercizio del sacrosanto principio di libertà di pensiero – ad esprimere perplessità e dubbi su una proposta amministrativa».
– La questione dell’allargamento della giunta sembra essere passata in secondo piano al momento, se non del tutto rinviata a dopo il ricorso. Vista dall’esterno della maggioranza di governo, giusto così per il bene della città?
«Il mancato allargamento delle deleghe è certamente da attribuire ad una scelta di chiara matrice opportunistica. E’ sotto gli occhi di tutti che il rinvio delle nomine sia da ricondurre all'esigenza di autoconservazione, innanzi alla spada di Damocle del ricorso. Omettere delle decisioni consente di non sbagliare, nel senso di non urtare nessuno dei componenti della variegata maggioranza che l’ha sostenuto: e di debiti politici pare ce ne siano sin troppi da onorare. Sicché, come nella più classica favola della vecchia politica, il sindaco Greco si rifugia in una precisa posizione tattica di non decisionismo, grazie alla quale tiene tutti in sospeso. Scegliere significherebbe far arretrare qualcuno che, laddove il ricorso fosse sfavorevole a Greco, potrebbe non rinnovargli il sostegno».
– Lei ha più volte asserito che in questi primi mesi di mandato, l’amministrazione Greco è riuscita nell’impresa di fare peggio dell’amministrazione Messinese, il che la dice lunga visto che lei è stato uno dei fautori della sfiducia Messinese. Quali critiche muove a questa amministrazione sul piano politico ed amministrativo?
«Come già sopra accennato, la mia valutazione di questa amministrazione non soltanto è gravemente negativa, ma supera – su tale direzione – quella riferibile alla giunta precedente. Sono passati sei mesi e non ho esaminato un solo atto utile e proficuo per la nostra città. Eppure la città ha assistito ad una campagna elettorale del candidato a sindaco, Lucio Greco, costellata di visioni oggi rivelatesi meri specchietti per le allodole. Messinese, almeno, si fece sentire a Roma per i lavoratori. Con modi seppur discutibili fece comunque trapelare l'intento, il buon proposito per un fine importante. Quell’amministrazione pagò solo per la sua incompetenza. Questa non soltanto non dimostra competenza ma aggrava la sua posizione per l'incontestabile vena dittatoriale delle decisioni e lo scarso amore per quelle stesse visioni date in pasto all’opinione pubblica, grossolanamente, in campagna elettorale. Per quanto mi riguarda, decisamente bocciata».
– Secondo lei, per riemergere ed uscire dalla crisi, quali sono le vocazioni territoriali da perseguire e le politiche da adottare, tenendo conto anche dei limitati spazi di manovra di cui oggi godono un po’ tutti i comuni?
«La crisi è il miglior palcoscenico per un buon amministratore. Sia chiaro: né in termini di facile populismo, né tantomeno per vanità. Chi fa politica con passione e competenza ha tutti gli strumenti per affrontare a testa alta ogni goccia del mare delle avversità. Dal mio punto di vista, la programmazione è la chiave di volta. Senza timore di smentita, pongo in evidenza l'azione politica resa a livello provinciale. Ancora oggi il territorio – riconducibile all'ormai ex distretto provinciale – gode della rendita dei progetti elaborati e presentati in quel periodo. Su quelle orme, non posso che privilegiare un’ottica che sfrutti ed esalti il nostro mare. Dopo la riqualificazione del lungomare, dovremmo spingerci lungo la costa allargando il raggio d’azione anche alla zona di Macchitella e, soprattutto, Manfria. Ed ancora: la nostra città è una culla della cultura. I reperti archeologici affiorano come doni preziosi e non sappiamo, ancora, valorizzarli. Museo del mare, parco archeologico, bagni greci, mura timoleontee dovrebbero essere la leva di Archimede per la nostra economia che passa, inevitabilmente, per il settore turistico. Infine, ma non per importanza, sarebbe bello sfruttare le nostre risorse naturali, la fecondità della nostra terra e rilanciare il settore primario. Ricordo a me stesso che la provincia di Ragusa è la più ricca della regione e questo perché in quel territorio si è tutelato, anche a livello politico amministrativo, non soltanto l'agricoltura ma si è conseguentemente dato sbocco alle attività connesse. L'economia fiorisce anche studiando i doni di cui dispone la terra in cui viviamo».
Il «Chi è» di Salvatore Scerra
nato a Gela il 9.10.1983
stato civile: celibe
livello studi: laureando in Economia aziendale
professione attuale: direttore tecnico di una casa di riposo per anziani
passioni e interessi: oltre alla Politica, politica, da 28 anni musicante in banda, grande tifoso del Gela calcio (di cui è attualmente direttore generale) e della Juventus.
precedenti esperienze politico-amministrative: nel 2008 come collaboratore dell’on. Federico; nel 2015 eletto in consiglio comunale nella lista autonomista (455 preferenze); nel 2018 ricopre un importante carica all’interno dell’ufficio di Gabinetto dell’assessore all’economia e vice presidente della Regione, Gaetano Armao
attuale appartenenza politica: Avanti Gela, nella cui lista è stato eletto nel 2019 con 820 preferenze e ricopre il ruolo di capogruppo.