Politicamente scorretto/ Gela da aprire al futuro

Politicamente scorretto/ Gela da aprire al futuro

Non mi sorprendo più di tanto quando sento il ministro dell’Interno Salvini confermare che in Italia “i porti sono chiusi”.

A Gela ci siano portati avanti col lavoro: il Porto rifugio è chiuso e quasi totalmente inagibile da anni, mentre il porto industriale, costruito dalla Regione e quindi con i soldi dei siciliani, è da sempre esclusiva del gruppo Eni (che dopo la chiusura della raffineria lo utilizza solo parzialmente e saltuariamente)..

Ma poiché a Gela facciamo le cose in grande, ci divertiamo con chiusure a tutto campo. E’ chiuso il Parco archeologico di Caposoprano, per la presenza di randagi: un problema che nessuno mai è riuscito a risolvere.
Ma è stato chiuso (e resterà chiuso a lungo dal prossimo anno) anche il Museo, per lavori di consolidamento: mi chiedo come si potrà favorire l’aumento dei flussi turistici in città se i nostri più importanti beni archeologici non saranno fruibili.

Sembra ormai chiusa anche la fantomatica vicenda del progetto Ciliegino della Cooperativa Agroverde: una telenovela che ha fatto la fortuna di certa politica da strapazzo e ha lasciato sul campo tanti feriti, dall’impresa che ha sbancato le aree ai cittadini espropriati e non ancora indennizzati.

Continuano a chiudere le imprese, soprattutto le piccole aziende commerciali ed artigiane: soldi in giro ce ne sono pochi, l’economia è ferma e i piccoli imprenditori fanno salti mortali per resistere nella speranza di un possibile incremento dei consumi, tutto da verificare.

Sono chiuse anche gran parte delle aziende agricole della cosiddetta “fascia trasformata”, le serre di un tempo sembrano fantasmi, e dalla Regione ancora ci considerano zona ad alto valore economico ansichè zona svantaggiata; oltretutto siamo penalizzati da un assurda estensione di zone Sic e Zps, che rappresentano circa il quaranta per cento di tutte le zone tutelate della Sicilia.

Intanto la campagna elettorale è alle ultime battute, e i quattro candidati a sindaco giocano le ultime carte per convincere gli elettori. I candidati (e i loro familiari) si ricordano improvvisamente di parenti e conoscenti che non incontrano da anni e vanno a trovarli nella speranza di raggranellare qualche voto che potrebbe fare la differenza o comunque garantire una discreta figura. Tanto nessuno chiederà loro “ma cosa andrai a fare al consiglio comunale?”, e se a qualcuno scappasse l’impertinenza, la risposta sarà una: “darò il mio contributo per migliorare la città”. Ma dove? Ma come? Ma de che? Boh!

La prossima settimana, l’ultima prima del voto, ci saranno i fuochi d’artificio. Probabilmente arriveranno a Gela i “nomi eccellenti” per supportare i candidati. Forse arriverà Di Maio, mentre è già stata annunciata la “calata” di Salvini. Quello dei “porti chiusi” e dello “stop ai migranti”. Mi astengo dall’esprimere giudizi su questi signori, perché non vorrei trovarmi indagato per reati di opinione. Ma mi piacerebbe se i nostri agricoltori facessero loro provare da vicino, molto da vicino, la bontà dei nostri pomodori: magari si convincerebbero ad aiutare il nostro comparto agricolo.
Per il resto, incrociamo le dita: Gela, da città “chiusa”, deve diventare “aperta”: non sarà facile, ma è l’unica possibilità che ci resta.