Essere pagati da un ente pubblico per andare al supermercato o in palestra: una pacchia! Smascherata dall’inchiesta che a Palermo ha portato alla denuncia di 42 dei 200 dipendenti dell’assessorato regionale alla Salute.
Non quattro o cinque, ma 42, una percentuale del 21% sul totale dei dipendenti pagati con le tasse versate a lacrime di sangue dai siciliani. Ben vengano le inchieste e le denunce sull’assenteismo dei dipendenti pubblici, un comparto in cui, a fronte di coloro che lavorano onestamente e anche più del dovuto, vi sono i soliti furbetti che, quando li cercate, sono sempre “fuori stanza”. Che tornino in stanza, di dimensioni tre per quattro, e con robusta grata di ferro!
Grata di ferro che non ha impedito ad alcuni ragazzi buontemponi e un po’ deficienti di introdursi abusivamente all’interno del Tribunale di Gela. D’accordo, il Tribunale è vasto e la notte è sorvegliato da due soli metronotte, ma è grave la falla nella sicurezza del più forte presidio di legalità del territorio. Del resto, lo sappiamo bene, Gela non ha un sistema di video-sorveglianza, nonostante i ridicoli cartelli all’ingresso della città tentino di spacciarla per “città video sorvegliata”.
Ma torniamo all’assenteismo. Non quello di qualche dipendente pubblico, ma quello della Politica (e la lettera maiuscola è fermamente voluta). I rapporti tra partiti e movimenti, gli incontri, le riunioni, le diatribe, sono allo stesso punto di quando ne ho scritto, due settimane fa. Le guerre, interne ed esterne, sono sempre per l’ottenimento di una posizione di predominio (o quanto meno di vertice), mentre ancora nulla si sente in merito ai programmi, che probabilmente usciranno allo scoperto più in là e saranno in stile fotocopia: porto, raffineria, sviluppo di turismo e archeologia, ripresa del comparto agricolo, e bla bla bla).
Per fortuna, a rincuorarci è venuto addirittura il presidente della Regione, Nello Musumeci, che col suo innegabile stile ha avuto la bontà di ascoltare i problemi della città e di assicurare il suo intervento per concorrere alla loro risoluzione. Ci vogliamo credere, ci mancherebbe, ma potrebbe iniziare dall’eliminare il suo personale assenteismo, visto che ancora non si decide, dopo un anno, a presentare il disegno di legge governativo a cui è obbligato normativamente, relativo al passaggio di Gela, Niscemi e Piazza Armerina alla Città metropolitana di Catania.
E al momento in cui scrivo non c’è ancora traccia di un’altra promessa, quella di risolvere velocemente il problema della riapertura del “Vincenzo Presti” dopo circa dieci mesi. Ecco, i limiti dell’intervento pubblico sono e rimangono questi: la lentezza della politica e la lentezza della burocrazia: un privato, che avesse la disponibilità dei fondi, avrebbe provveduto in due o tre settimane al massimo. Invece a Gela c’è il solito caos, con la dirigenza del Gela Calcio dimissionaria e i calciatori che già guardano ad altre squadre in cui trovare riparo prima del disastro. Seguendo la strada dei nostri giovani: da Gela, purtroppo, è meglio scappare prima che sia tardi.