Forse pochi sanno che la Sicilia ha dato 5 papi alla Chiesa di Roma, tutti compresi fra il VII e l’VIII secolo.
Forse il più celebre fra questi fu Sant’Agatone (678 – 681) noto per avere convocato il VI Concilio di Costantinopoli. Gli succedette San Leone II (682-683), che introdusse nei riti religiosi l’aspersione ai fedeli con l’acqua benedetta e il bacio della pace, che tutt’ora i fedeli si scambiano durante la santa messa. Poche scarne notizie si hanno su papa Conone (la cui origine siciliana è in verità molto dubbia) che governò la Chiesa un solo anno, dal 686 al 687, mentre San Sergio I (687-701) ha il merito di essere stato il primo ad avviare la tradizione del seppellimento dei papi in San Pietro. Dal 758 al 772 sommo pontefice fu Stefano III, ricordato per il sostegno dato a Carlo Magno nella lotta contro i Longobardi.
Ma la Sicilia avrebbe potuto avere anche un sesto papa se il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, nato a Polizzi Generosa in provincia di Palermo, già segretario di Stato di Leone XIII, non fosse stato fermato nella elezione al Soglio Pontificio dall’imperatore Austro-ungarico Francesco Giuseppe, che del Rampolla temeva il suo filo-francesismo e le sue capacità di fine ed arguto diplomatico.
In quanto alle visite dai papi in Sicilia, se rimane mitica quella fatta da Urbano II (il papa della I Crociata) nel 1088 a Troina, prima capitale normanna del regno del conte Ruggero, bisogna poi andare agli ultimi decenni della nostra storia contemporanea, e quindi a Karol Wojtyla – oggi san Giovanni Paolo II – per registrare nuovamente la presenza di un “successore di Pietro” nella nostra regione. Il papa polacco nel suo lungo pontificato mise piedi sull’ ”isola del sole” ben cinque volte, la prima nel novembre 1982.
Ma di queste visite quella che rimane certamente la più famosa anche nell’immaginario collettivo è quella del maggio 1993 quando nell’ormai celebre discorso pronunciato durante la Santa Messa alla Valle dei Templi, tuonò duramente contro la Mafia maledicendo la logica assassina e prevaricatrice degli “uomini d’onore”, con quelle parole “Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”, che fecero tremare gli stessi ruderi dell’antica Akragas. Dopo Giovanni Paolo II, fu papa Benedetto XVI a visitare la Sicilia il 3 ottobre del 2010 quando raggiunse Palermo e celebrò la messa al Foro Italico.
In quell’occasione ricordò le figure di Falcone, Borsellino e don Puglisi, vittime della Mafia. Ed è proprio nel nome e nel ricordo di don Puglisi, assassinato il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, che papa Francesco (nella foto) visiterà per la seconda volta la Sicilia, dopo il viaggio dell’8 luglio 2013 a Lampedusa. Ma prima di raggiungere Palermo dove celebrerà la Santa Messa in ricordo del sacerdote martire, egli farà una breve puntata a Piazza Armerina, dove nella Piazza Falcone e Borsellino sarà accolto dal Vescovo mons. Rosario Gisana e da una folla di fedeli - se ne prevedono 200.000 - che vorranno fare sentire al sommo pontefice la loro vicinanza e il loro affetto.
Soltanto un’ora Francesco rimarrà a Piazza, ma anche se di brevissima durata, la presenza del pontefice, sembra volere essere non solo un dono che il papa vuole fare alla Diocesi nei 200 anni della sua fondazione, ma pure una sua precisa volontà di dare nuovo slancio ad un territorio depresso, con un tasso di disoccupazione altissimo e con i giovani che vanno lontano a cercare un futuro. Un volere dire: “Sono qui con voi. La Chiesa non abbandona i suoi figli. Cerchiamo di affrontare insieme i problemi che attanagliano questa amata terra ”.