Nella notte tra mercoledì e giovedì, sono state date alle fiamme le due auto, una Jeep Renegade ed una Fiat Punto, del vice sindaco ed assessore all'ambiente e sviluppo economico, Simone Siciliano (nella foto)
Il rogo, di chiara natura dolosa, è avvenuto nei pressi della sua abitazione in via Cicerone. Un doppio attentato intimidatorio, vile ed assolutamente deprecabile, in ordine al quale non resta che affidarsi alla magistratura affinché faccia piena luce sulla vicenda. Una nuova pugnalata alla schiena, un'ulteriore ferita lacerante all'immagine di una città, già in agonia. Un altro assist ai media che vanno per la maggiore, sovente dimostratisi lesti ad enfatizzare quanto di negativo accade in città. Oramai, è noto, la fama ci precede: Gela città di delinquenti, sporca, invivibile.
Un'altra brutta notizia che fa da contraltare ai riflettori accesi dalla Corte dei Conti e dalla Procura su Palazzo di Città. Il tutto in un clima rovente ed avvelenato, con il consiglio comunale che continua a bombardare di accuse e critiche al vetriolo la Giunta, con in testa il sindaco Messinese e nel mirino, soprattutto, il vice-sindaco Siciliano, senza giungere mai a staccare la spina, pur avendo i numeri per farlo.
Quanto accaduto a Siciliano non sarà frutto di questo clima, ma è certamente espressione di un malessere straordinariamente diffuso in una città malata, alla cui cura dovrebbe provvedere una classe politica che si rifiuta, invece, di ridare voce ai cittadini e provare comunque a ripartire.