Con la politica si è sempre in campagna elettorale.
Come per il porto rifugio, anche la grande incompiuta Gela-Siracusa viene rispolverata per strappare qualche applauso, titolo di giornale e regalarsi un attimo di notorietà. Pensata e progettata circa cinquant’anni fa, quando era rilevante il tema dello sviluppo per aree omogenee, la Gela-Siracusa è stata bistrattata e umiliata, subendo il naturale destino delle opere pubbliche italiane: svalutata come gli oggetti dimenticati, rallentamenti, anni di attesa, la mancata realizzazione, la cancellazione dalla cartina geografica.
La fine di ogni speranza naufraga nell’assoluta indifferenza come le navi che si incagliano all’ingresso del porto rifugio, una sorte beffarda per la città costretta a convivere in maniera quasi sarcastica con un sogno che mai si realizzerà. Riteniamo che battersi il petto con una semplice domanda a Bruxelles o una interrogazione a Palermo non serve a cancellare tantissimi anni di colpe e di responsabilità per gli schiaffi subiti da una città dilaniata da crisi, fame, disperazione, dotazione infrastrutturale tutta da decifrare. Se la ferrovia è come una patologia endemica, l’asse stradale di Gela è un altro male dal sapore ottocentesco perché i collegamenti con le città Metropolitane rappresentano una passeggiata sui carboni ardenti: impossibile.
I dintorni stradali di Gela, poi, sono da considerare Regie Trazzere ma non come momento di recupero dell’identità storica, ma come istanti infiniti di declino e distruzione. Ecco, perché, un bel dieci in pagella sarebbe il minimo da assegnare per il compitino in classe che ha svolto la politica in questi cinquant’anni, limitandosi ad organizzare sagre paesane, balli popolari e feste in maschera. Non vuole essere una polemica o tantomeno un attacco frontale. Assolutamente, nulla di tutto ciò. Vorremmo semplicemente ricordare ai più distratti che a rievocare questa infrastruttura ancora attualissima sono state le Federazioni Sindacali del settore delle costruzioni della provincia di Caltanissetta, senza per questo volersi conferire alcuna paternità.
Senza voler essere secondi a nessuno, basta una ripassata veloce degli ultimi anni per rammentare le iniziative poste in essere. Non è una lezione per rinfrescare la memoria a casa, per carità: a marzo 2014 la manifestazione ri-colleghiamoci seguita da un primo incontro al Comune di Gela, il mese dopo, con la partecipazione del presidente del Consorzio Autostrade Siciliane. A novembre 2014, la seconda riunione in Comune, seguita dalla manifestazione “Evitiamo la desertificazione” dell’aprile 2015” che ha fatto tappa presso lo svincolo dell’autostrada Gela-Siracusa, una delle incompiute più vergognose della nazione.
Chiarito il percorso o il tracciato a proposito di asse viario, le federazioni sindacali chiedono semplicemente di essere coinvolti in tutte le iniziative che riguardano questa infrastruttura dalla sorte paradossale, di essere convocati e partecipare ai tavoli negoziali. Lo stretto raccordo tra tutti i soggetti del territorio è una sfida cruciale perché Gela diventi un territorio competitivo e per contrastare tutte quelli percezioni negative che, spesso, in mala fede si espandono sulla città del Golfo indebolendo la fiducia sul suo tessuto economico. Bisogna voltare pagina. Bisogna attivare un nuovo patto tra le istituzioni del territorio, un’attività di coordinamento per innalzare gli standard del territorio in grado di generare un vantaggio competitivo in termini di ritorno economico e occupazionale.
Dathan Di Dio (Feneal-Uil), Francesco Iudici-Nuccio Mangione (Filca-Cisl), Francesco Cosca (Fillea-Cgil)