Rino Tommasi, un fuoriclasse  del giornalismo sportivo

Rino Tommasi, un fuoriclasse  del giornalismo sportivo

Se Gianni Brera, che fu un maestro e anche un poeta nell'arte di raccontare lo sport, definì Rino Tommasi(in foto) “Il professore”, un motivo ci deve essere.

E questo motivo è da ricercare nella grande competenza che Tommasi mostrò di avere in quelli che furono le “sue discipline sportive” più ama-te, il tennis e soprattutto la boxe. Nato a Verona nel febbraio del 1934, Tommasi già nel 1947, a soli 13 anni scriveva il suo primo articolo per l'edizione marchigiana del “Messaggero”, mentre a 19 anni iniziava ufficialmente l'attività giornalistica presso l'agenzia “Sportinformazioni”. Non c'è dubbio che Tommasi avesse lo sport nel suo Dna, se è vero che il padre per 13 anni consecutivi detenne il record italiano di salto a lungo e partecipò alle Olimpiadi del 1924 e del 1928 così come lo zio Angelo prese parte ai Giochi Olimpici del 1932. Rino fu anche una discreta racchetta, capace di vincere per ben 4 volte il titolo italiano di tennis ai campionati nazionali universitari. 

Con queste premesse, e con una laurea in Scienze Politiche dove discusse una tesi sull' “organizzazione interna-zionale dello sport”, non c'è da sorprendersi se il “professore” divenne poi quel grande commentato-re sportivo che tutti abbiamo conosciuto. Un uomo che, in coppia con Gianni Clerici, fece amare al pubblico i grandi eroi del tennis, da Nicola Pietrangeli ad Adriano Panatta, per il quale coniò il ter-mine “veronica”, riferendosi alla volée dorsale di rovescio, colpo mancino in cui il campione roma-no eccelleva. 

Ma Tommasi  coltivò una passione viscerale anche per la boxe. Anzi, egli stesso a partire del 1959 con la sua ITOS divenne l' organizzatore di pugilato più giovane al mondo, facendo di Roma una capitale della boxe europea,  grazie a campioni come Giulio Rinaldi, Franco De Picco-li, Sandro Mazzinghi e soprattutto Nino Benvenuti, di cui organizzò diversi combattimenti mondia-li, l'ultimo al Palasport quando il “Nino nazionale” fulminò Luis Rodriguez all' 11° round con un folgorante gancio sinistro.

Era il novembre del '69, e quello fu anche l'evento che con 95 milioni di lire registrò in Italia il maggiore incasso al botteghino; incasso superiore pure al concerto tenuto dai Beatles al Vigorelli di Milano qualche anno prima. Ma Benvenuti-Rodriguez fu pure l'ultimo com-battimento organizzato da Tommasi,  deluso dal fatto che la televisione stava via via trasformando la boxe in uno sport da salotto, in quanto gli appassionati seguivano ormai gli incontri dal piccolo schermo e non andavano più alle riunioni.

Egli tuttavia non finì di raccontare l'ultima epoca d'oro del pugilato, narrando le vittorie e le sconfitte di campioni come Muhammad Alì, Joe Frazier, George Foreman, Sugar Ray Leonard, Marvin Hagler, Roberto Duran, e Mike Tyson che portò in Italia quando era ancora uno sconosciuto e al quale predisse che presto sarebbe divenuto campione del mondo dei pesi massimi. Così, con il suo “personalissimo cartellino”, Tommasi sfidò spesso polemicamente i giudici affermando “O loro sono d'accordo con il mio cartellino, oppure hanno torto”.

Negli Anni'80 e '90, con quella competenza pugilistica, forse seconda solo a quella del mitico Nat Fleischer, e in Italia di Roberto Fazi,  egli continuò a commentare e divulgare la Noble Art attraverso le sue rubriche di successo. Basterebbe ricordare per tutte “La grande boxe”, fortunata tra-smissione andata in onda per anni su Canale 5, ma portata poi anche su altri network nazionali.

Avendo assistito a 400 incontri valevoli per il titolo mondiale di boxe, a 7 edizioni del Super Bowl della NFL, a 149 tornei di tennis del Grande Slam, e avendo partecipato  come commentatore tele-visivo a ben 11 Olimpiadi (record che gli valse un Premio internazionale del CIO) Tommasi è stato una enciclopedia vivente, un Pico della Mirandola dello sport. Ironia della sorte, di tutto quel sape-re, la sua prodigiosa mente negli ultimi anni non ricordava più nulla. Rimane però la sua lezione di grande giornalista, creativo, graffiante, a volte anche supponente, ma estremamente carismatico. Ironico ed elegante, anche nelle sue più appassionate telecronache lo ricorderemo sempre rigorosamente in giacca e cravatta.