Se c’è una cosa che accomuna i pretendenti alla candidatura a sindaco in questa inedita campagna elettorale è l’omertà dietro cui si trincerano quando c’è da pronunciarsi sulle “manovre” da mettere in campo – una volta eletti – per fronteggiare gli effetti devastanti del dissesto finanziario in cui è stato trascinato negli anni il Comune di Gela.
Un silenzio rigorosamente osservato ma che non sfugge alla curiosità legittima del cittadino-elettore.
Il commento che raccogliamo suona pressappoco così: ma lo sanno, questi improbabili candidati, cosa li aspetta? Come pensano di poter dare risposte ai cittadini se le casse comunali resteranno vuote? Pensano forse che verrà qualcuno dall’alto a risolvere i problemi finanziari dell’ente?
Nel caso del Comune di Gela c’è l’aggravante di dover risolvere con urgenza il problema dell’organico. I settori sono ridotti all’osso, partendo dalle figure apicali per finire con le basse mansioni. La carenza di vigili urbani e di tecnici è quella che incide di più sulla scarsa e lenta produttività amministrativa: la mancanza di controllo del territorio crea sacche di anarchia; ognuno, in assenza di vigilanza, pensa di poter impunemente fare quello che vuole, bancarelle in ogni angolo della città, traffico veicolare impazzito, decoro urbano ai limiti storici più bassi.
C’è da mettere mano sulle opere rimaste al palo in questi ultimi anni di disastrosa gestione. Le prime che vengono in mente: la copertura della tribuna centrale dello stadio, la messa in cantiere del tratto di lungomare fino alla Lido La Conchiglia, il porto rifugio, il completamento dell’ultimo tratto del progetto di riqualificazione urbana “Una via tre piazze”, il parco di Montelungo, la messa in sicurezza di quasi tutte le strade urbane ridotte ad una trappola per automobilisti, la circolazione in via Venezia, un’arteria andata fuori controllo. E’ questo, oltre alle tante altre cose da fare, il quadro della situazione terrificante cui è atteso il futuro sindaco. Si accomodino pure...