Proporsi di esaminare il futuro immediato di Gela nell'attuale contesto storico pecca di audacia, come fare il passo più lungo della gamba, specie se si dispone di uno spazio assai limitato nel quale riflettere.
Ma chi ci vieta di regalare parole ai nostri pensieri, quando essi ci corteggiano a lungo? Quali sono le sfide più rilevanti che Gela sta affrontando ora? Quali sono le opzioni disponibili? Cosa dovremmo tenere sotto stretta osservazione e cosa dovremmo insegnare alle generazioni future? È innegabile che settantamila cittadini, quanti ne conta più o meno la città, partecipi della su8a storia quotidiana, hanno altrettanti programmi di vita unici. E ottenere una visione d'insieme è un lusso raramente realizzabile.
Una donna che ha perso il marito, impegnata a procurarsi il prossimo pasto, un cinquantenne che ha perso il posto di lavoro ed è in cerca di un approdo, un ragazzo che prepara i bagagli per mettere a reddito ciò che ha appreso, un paziente in terapia intensiva ricoverato in ospedale hanno problemi più pressanti del riscaldamento globale, della crisi della democrazia liberale o – per scendere dalla scala dei temi globali, del ripristino della rete fognaria cittadina, del traffico cittadino, dell’abuso e dell’illegalità, della criminalità organizzata e non, di una scuola che funzioni a tempo pieno.
Affrontare tematiche globali, concentrandosi sulle forze che plasmano le società in tutto il mondo e influenzeranno il futuro del nostro pianeta, a un individuo, inseguito dalla quotidianità, è come chiedere ad un dromedario di rimettere a posto la sella. Il cambiamento climatico, apparentemente distante per chi lotta per la sopravvivenza, non è in testa ai pensieri per la maggior parte della popolazione residente in una città come Gela, né potrebbe essere in mille altre realtà locali come Gela. Le ragioni più semplici di questa visione dimezzata della realtà potrebbero essere costituite da una conoscenza molto approssimativa dei grandi temi, come la crisi ambientale, o dall’urgenza della quotidianità, che non lascia spazio mentale ad altro.
Eppure le conseguenze della crisi ambientale le piangono tutti, anche i cittadini di Gela. Un’area gravemente malata a causa di un uso sconsiderato del territorio (aria, terra, mare, falde acquifere inquinate) ha bisogno di presidi sanitari in grado di affrontare patologie legate alla crisi ambientale, come i tumori. Le conseguenze di carenze nell’assistenza sanitaria, possono rivelarsi letali o provocare condizioni che rendono la vita degli individui invivibile, oltre che più breve. Trovarsi a Milano, per fare un solo esempio, o a Gela, se bisogna sottoporsi ad un intervento chirurgico cardiologico, fa la differenza.
Le eccellenze sanitarie fanno la differenza, al pari dei presidi sanitari generalisti o di primo intervento. E’ di questi giorni la notizia che la realizzazione di un nuovo ospedale a Gela starebbe incontrando delle resistenze a causa di ripensamenti o, a pensar male, di una distribuzione della torta (i soldi pubblici) che non è stata digerita dagli organi decisori al completo.
Quando si riflette o si protesta per una distribuzione equa dei servizi sanitari a causa di una dislocazione clientelare, o di comparaggio, delle strutture, occorrerebbe allungare lo sguardo e affondare il bisturi sulle origini di una condizione di degrado, qual è indubbiamente quella che ferma opere di drammatica urgenza, come l’ospedale di Gela.
Stimolare riflessioni, partecipare alle conversazioni cruciali del nostro tempo e imparare dalle situazioni di vita quotidiana, può apparire perfino un modo per sviare l’attenzione dall’obiettivo, ma non è così. A Gela questioni di grande rilevanza, come l’assistenza sanitaria carente, sono state affrontate, a causa di un deficit di prospettiva, attraverso la promozione della città a capoluogo di provincia, obiettivo per il quale tante persone per bene, ma anche alcuni politicanti, si sono spesi nelle vigilie elettorali, inseguendo un “sogno” che non sarebbe mai diventato realtà a causa di una opposizione interessata, palese o sotto banco dei decisori.
E’ pur vero che le autorità dell’ente intermedio hanno voce in capitolo, e conquistarlo può portare vantaggi, mentre quelle locali, ammanicate o meno, non contano quasi niente, con l’eccezione di squallidi “do ut des” in sede locali, ma l’esperienza negativa fin qui fatta, dovrebbe indurci a imboccare una strada più agevole, afferrare il toro per le corna, e cioè fare la voce grossa per un nuovo ospedale. Questa scelta può sembrare contraddittoria rispetto all’invocazione iniziale, la virtù di guardare alle questioni locali all’interno di una prospettiva più ampia, fortemente radicata.
Se la grande questione – la salute ambientale - assume una prospettiva globale e non trascura l'individuo, ne traggono giovamento i traguardi locali a patto che abbiano una postura privilegiata, siano cioè sempre visibili e capaci di contare sulla mobilitazione delle risorse locali (politiche, sindacali, volontariato ecc.). Ma il problema c’è, vanno create le connessioni tra i grandi temi della nostra epoca e le vite interiori delle persone.
Sappiamo di sfondare porte aperte laddove queste priorità e queste metodologie d’intervento sono ben presenti, ma è all’altra parte della comunità che osiamo rivolgerci. Ad essa chiediamo flessibilità e consuetudine alla complessità, a vivere la quotidianità come un aspetto della realtà globale. Facendo un salto molto ardito, il terrorismo, ad esempio, è sia un problema politico globale che un meccanismo psicologico individuale, influenzando le paure di milioni di individui; la crisi della democrazia liberale non si gioca solo nei parlamenti, ma anche nei neuroni del nostro cervello.
Il mondo globale esercita una pressione senza precedenti sui nostri comportamenti e sull'etica individuale. Ogni azione quotidiana può influenzare la vita di persone nel nostro condominio o dall'altra parte del mondo. Questo sottolinea l'importanza di considerare in una prospettiva nuova le battaglie localistiche e di campanile, che finiscono con il trascurare il fine, privilegiando il mezzo. O combattere i pregiudizi religiosi, politici e razziali, nonché la complicità involontaria nelle oppressioni istituzionali.
Appropriarsi di un riferimento etico solido in un mondo così vasto e complesso è una sfida, che pretende di esaminare, avendo i mezzi culturali per farlo, la situazione politica e tecnologica attuale, insieme ai gravi ritardi culturali accumulati. Dopo il collasso delle ideologie, la storia ha improvvisamente cambiato rotta e ci interroga su dove stiamo dirigendoci. Nel mondo e a Gela. Perché tutto si tiene. Le connessioni non sono essenziali solo per utilizzare la rete e conversare con il cellulare, ma anche per capire come vanno le cose. Conversare non basta, se non si hanno competenze, conoscenze e volontà di ascoltare; anzi, si diviene vittime sacrificali di predatori, appostati nelle stanze dei bottoni o dietro anonimi computer.
Se il fishing è divenuta la truffa più frequentata qualche ragione c’è. I predatori non cercano l’arca, si accontentano di rubare il poco che serve. E’ un esercito di tarme mai sazie: irriconoscibili, affollano i luoghi più impensati.