E’ da un po' che non accadeva, ma è successo di nuovo.
Uno skipper ignaro dei fondali insabbiati è rimasto incagliato con la sua imbarcazione nel porticciolo di Gela. L'uomo, di origini tedesche e già avanti con l'età, a causa delle condizioni meteorologiche avverse non aveva potuto fare ritorno al porto di Licata, dove ormeggia regolarmente ed aveva deciso, così, di trascorrere la notte nel mare aperto. Ma con il vento, le onde lo avevano trascinato piano piano nei pressi del porticciolo.
A quel punto il diportista ha trovato naturale, alle 4 del mattino ed al buio completo, provare a trovare “rifugio” all'interno dei moli. La trappola è subito scattata mettendo in palese difficoltà il velista che ha trovato un decisivo aiuto nei pescatori locali e nella capitaneria di porto allertata. Evitato il rischio di affondare, deve però affrontare i danni subiti dall'imbarcazione che si era arenata.
Un evento che si ripete a distanza di diversi anni e che conferma, con tutta evidenza, che nel frattempo tra promesse elettorali, carte bollate, procedure farraginose e quant’altro, di concreto non s'è fatto nulla. Tanto da infondere nei pescatori locali il sospetto che ci sia una precisa volontà dall'alto di dotare Gela non di un “porto-rifugio” per barche, ma piuttosto di un “porto-cimitero” per barche.
Immediata la levata di scudi del “Comitato per il porto del golfo di Gela”: «quando dobbiamo attendere ancora – chiedono i cittadini riuniti nel comitato - per avere un porto funzionale ed una struttura portuale efficiente e fruibile? Sono passati già circa 7 anni dalla firma del protocollo d’intesa tra Regione Siciliana, Comune di Gela, Eni per destinare parte delle compensazioni per i lavori di riqualificazione e ristrutturazione del Porto di Gela.
E stata effettuata tutta la progettazione, sono stati acquisti parte delle autorizzazioni ministeriali e regionali, per tutto ciò si sono spesi parte dei soldi delle compensazioni, ma ad oggi – continua il comitato - non è stata risolta l’atavica problematica dell’insabbiamento del porto di Gela. Anzi, la sabbia è talmente aumentata che si è formata la spiaggia all’interno di un’area che, invece, se riportata in condizioni ottimali con la riqualificazione, potrebbe veramente rendere il porto rifugio finalmente funzionale, oltre a dare uno sbocco socio-economico alla città.
E mentre il consigliere comunale (FdI) Vincenzo Casciana, da sempre sensibile e vicino alla problematica della portualità, promette di impegnarsi per ottenere un’audizione con il commissario Monti ed un monotematico nel civico consesso, il laboratorio “PeR” del già deputato regionale, Miguel Donegani, propone che «ci si attivi affinché si chieda una audizione-convocazione urgente con il Ministro e gli attori interessati, cioè la Regione siciliana, la Protezione civile e l’autorità portuale della Sicilia occidentale, al fine di evidenziare non solo di chi sono le responsabilità, ma che si autorizzi l’iter procedurale che consenta all’autorità portuale di iniziare i lavori».
Non ci è dato sapere se è stato fatto in forma privata, ma non ci risulta alcun commento pubblico dall’amministrazione, neanche di mera solidarietà, a conforto dello sfortunato diportista tedesco.