I dipendenti ed operatori sanitari del “Vittorio Emanuele III” non ci stanno e mercoledì hanno inteso manifestare davanti palazzo di città contro il depotenziamento del nosocomio gelese.
Una scelta dettata per il concomitante incontro che avrebbe dovuto avvenire in mattinata tra il sindaco, Lucio Greco ed il vertice dell’Asp nissena, ing. Alessandro Caltagirone. Quest’ultimo, però, non si è presentato. Un autentico grido d'allarme per un ospedale al collasso, lanciato da tutte le associazioni sindacali che vanno per la maggiore nel comparto ospedaliero, quali Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Fials, Fsi, Nursind e Nursing-Up: «il reparto di psichiatra è chiuso da due anni - hanno a turno dichiarato - mentre il pronto soccorso va implementato dal punto di vista del personale medico, infermieristico ed oss, cioè operatori socio sanitari. Il personale va stabilizzato.
Il reparto di malattie infettive è prossimo alla chiusura. Farmacia chiusa. Non è tollerabile parlare di chiusura per un reparto come Neurologia che è stato appena riaperto. Rivendichiamo - hanno proseguito - la stroke unit che salva il paziente dall'ictus ischemico. Ad oggi, il servizio urgenza-emergenza non assicura la continuità della presenza di un medico a bordo dell'ambulanza.
A peggiorare il tutto la cronica latitanza dei medici a fronte dei 200 posti letto attivi. Pensiamo - hanno infine concluso - che non sia troppo chiedere un'offerta sanitaria dignitosa ed all'altezza della situazione e siamo qui a difesa della sanità gelese e quindi della cittadinanza tutta, il cui diritto alla salute va garantito: quella di oggi, infatti, è solo un primo momento di una mobilitazione generale».
A dominare Piazza San Francesco non c'era solo lo sventolio di bandiere portacolori delle varie sigle sindacali, ma anche striscioni che colgono e registrano la situazione estremamente problematica di un ospedale “ridotto ad un ambulatorio”. Tra i cittadini che hanno risposto all'appello, immancabile l’apporto della popolazione studentesca, intervenuta attraverso rappresentanti d'istituto e di classe, autorizzati dai dirigenti scolastici, per aderire “a difesa di un diritto come la salute e del bene massimo che è la vita, in maniera apolitica ed apartitica. E' inaudito - hanno osservato gli studenti - quello che sta accadendo al nostro ospedale”.
Studenti che in massa avevano già partecipato al sit-in indetto davanti l'ospedale quando ancora si era ancora in regime covid ed organizzato dal comitato spontaneo “Sos Vittorio Emanuele” i cui portavoce, Luciana Carfì e Filippo Franzone, non hanno fatto mancare la loro presenza anche in questa occasione:
«un città di oltre 70 mila abitanti - ha commentato la Carfì - ha tutto il diritto di un ospedale in grado di offrire servizi a cui si si rivolgono i pazienti mentre per contro assistiamo ad un ospedale che via via sta chiudendo tutti i reparti. E’ importante che ci sia questa presa di coscienza e protesta dei sindacati e che la città inizi finalmente a realizzare in concreto che i gelesi non possono più aspettare e fare da spettatori, lasciando che a portare avanti la battaglia siano altri, una singola persona o un singolo comitato».
Insomma, sintomi positivi verso la consapevolezza di una rivendicazione che dev’essere collettiva: «unità ma anche compattezza – ha aggiunto Franzone – è necessario aggregare il più possibile, ma anche essere fermi e saldi nel proposito, senza aver paura di alzare persino l'asticella rivendicativa, non fosse altro per evitare di cadere nella tentazione di cedere innanzi ai soliti palliativi».
Indice unanimemente puntato sulla direzione strategica aziendale. Il manager Caltagirone avrebbe dovuto incontrarsi con il sindaco proprio mercoledì scorso. L'incontro è stato rinviato a lunedì prossimo. Le ragioni sono state spiegate dal primo cittadino alla delegazione sindacale che lo stesso ha invitato e ricevuto nel palazzo municipale a margine della manifestazione. Un incontro utile quantomeno a fare il punto della situazione e definire il più compiutamente possibile lo stato dell’arte, in merito ad uno stillicidio continuo, che sta coinvolgendo il presidio ospedaliero cittadino, tra chiusure di reparti e pazienti che migrano altrove per le cure, che si accavallano ad ataviche criticità come le carenti dotazioni organiche.
«I problemi denunciati – ha ammesso il sindaco Lucio Greco – sono davvero moltissimi, e danno l’idea di un nosocomio al collasso. Non a caso i numeri relativi ai ricoveri sono al minimo storico, e chi può, sceglie di andare altrove. Mancano persino barelle e posti letto, siamo proprio all’anno zero. In molti, inoltre, hanno evidenziato l’incapacità della direzione strategica nel non riuscire ad essere attrattivi per far venire al Vittorio Emanuele i medici. Di contro, si fanno scappare i bravi primari. Ha chiuso la farmacia dell’ospedale, sono stati chiusi numerosi reparti e altri sono a rischio.
Dove si lavora, lo si fa sobbarcandosi turni massacranti per sopperire alla mancanza di personale. Insomma, più che un ospedale – osserva criticamente Greco – sembra una nave che prende acqua da tutte le parti e che sta affondando neanche troppo lentamente.
Non è esagerato dire che è diventato uno dei peggiori ospedali di tutta la Sicilia. Così proprio non va. Si sono accumulati ritardi ed errori da parte dell’Asp che hanno quasi annullato la qualità dell’offerta sanitaria, nonostante le tante eccellenze in campo medico che possiamo vantare, ed è fondamentale invertire da subito la rotta.
Pertanto, alla luce dell’analisi odierna – ha continuato - con i lavoratori e i sindacati, è stato stabilito di muoversi in tre momenti e su tre livelli diversi. Lunedì si terrà l’annunciata riunione, inizialmente convocata per domani, alla quale ho invitato la direzione strategica dell’Asp, deputati e sindacati. Successivamente, e anche in base alle risultanze di questo confronto, sarà mia cura convocare una riunione di tutti i sindacati di medici e infermieri, incentrata sempre e solo sul Vittorio Emanuele.
Quindi, allargheremo il raggio d’azione. Chiederò una nuova conferenza dei sindaci aperta ai rappresentanti sindacali da tenersi al comune di Gela, per far emergere i problemi dei presidi ospedalieri di tutta la provincia. Da quell’incontro, infine, dovrà uscire – ha concluso - una piattaforma rivendicativa da portare sul tavolo regionale».