All’indomani dello sbarco alleato riemerse in Sicilia il fenomeno del banditismo.
Le nutrite bande di criminali, tutte assai ben armate, controllavano ampie zone di territorio, compiendo omicidi, rapine, furti, estorsioni ai danni di agricoltori e proprietari terrieri.
Gli eventi bellici avevano fornito a quei criminali la possibilità di munirsi di veri e propri arsenali composti da mitragliatrici pesanti e leggere, mitra, fucili automatici, pistole, bombe a mano ed esplosivi di vario genere. Specie nelle zone più isolate della Sicilia, tale era la carica intimidatrice esercitata da questi criminali nei confronti dei cittadini che nessuno osava rifiutare loro un rifugio, viveri, cavalli, etc.
Nel niscemese operava dal 1943 la banda capeggiata da Rosario Avila, detto “Canaluni”, inizialmente aggregatasi al Movimento per l’Indipendenza della Sicilia ma poi ripudiata proprio per l’efferatezza e la ferocia dei suoi crimini.
La sera del 16 ottobre 1945 la banda arrivò in una masseria di contrada Apa a Niscemi. Nella fattoria erano riuniti alcuni contadini intenti a riposarsi e a conversare. Alla vista dei criminali armati fino ai denti, nessuno ebbe il coraggio di rifiutare loro un nascondiglio per la notte e qualcosa da mangiare. Nel frattempo sette Carabinieri del Nucleo di Niscemi stavano perlustrando quella zona e, accortisi della presenza di persone nel casale, vi si recarono per identificare i presenti.
Mentre i militari dell’Arma erano intenti a controllare i documenti dei contadini, i malviventi ebbero modo di uscire da una finestra posteriore e di organizzare un’imboscata al drappello di Carabinieri che, ultimato il controllo, procedeva su una mulattiera, illuminando il sentiero con una lampada. I banditi, al riparo, fuori dalla portata di tiro dei Carabinieri, muniti di una mitragliatrice leggera, di mitra e di bombe a mano, scaricarono una gragnuola di colpi sugli uomini della Benemerita che risposero strenuamente al fuoco con il moschetto in dotazione.
L’App. Michele Di Miceli, originario di San Michele di Ganzaria in provincia di Catania, il Carabiniere Rosario Pagano, di Ventimiglia di Sicilia in provincia di Palermo ed il Carabiniere Mario Paoletti di Teano (CE), rimasero uccisi nel cruento scontro a fuoco mentre gli altri quattro riportarono diverse ferite. I tre caduti sono stati decorati di M. A. V. M. “alla memoria” inoltre all’App. Michele di Miceli ed al Car. Rosario Pagano sono state intitolate rispettivamente le caserme dell’Arma di San Michele di Ganzaria (CT) e di Ventimiglia di Sicilia (PA).
Nei giorni scorsi, a 77 anni da quell’eccidio, su iniziativa del Comando Provinciale Carabinieri di Caltanissetta e dell’Ispettorato Regionale della “Associazione Nazionale Carabinieri”, è stata rinnovata la memoria del drammatico evento.
Alle ore 10.00, nella Chiesa Madre di Niscemi è stata concelebrata da Don Rosario Scibilia, Cappellano Militare del Comando Interregionale Carabinieri, e dal parroco della Chiesa Madre Don Massimo Ingegnoso, una Santa Messa in suffragio delle anime dei tre Carabinieri caduti. Alla semplice ma toccante cerimonia commemorativa hanno partecipato il Comandante Provinciale Col. Vincenzo Pascale, che al termine della funzione ha ricordato il drammatico episodio in cui persero la vita i tre Carabinieri, il Comandante del Reparto Territoriale dei Carabinieri di Gela Ten. Col. Ivan Boracchia, il Sindaco di Niscemi Avv. Massimiliano Valentino Conti, Autorità civili e militari, le Associazioni Combattentistiche e d’Arma e una rappresentanza di Carabinieri in servizio ed in congedo.