"Quando sono nato mi sono ritrovato in una famiglia nella quale nessuno mai desidererebbe stare.
I miei genitori naturali erano egoisti e violenti, ci maltrattavano sempre e non ricordo da parte loro una parola o un gesto d'affetto. Io, mio fratello e mia sorella siamo cresciuti così, convinti che la cattiveria era la normalità".
Inizia così il racconto sconvolgente di una ragazzo di 13 anni, un europeo che chiameremo Carlos, immigrato in Italia, sottratto ai genitori violenti, adottato da una famiglia di Gela ed ora studente di scuola media. La drammatica esperienza di Carlos è contenuta in un suo tema che ha partecipato al 3° concorso letterario, riservato alle scuole medie e agli istituti superiori, indetto dall'associazione nazionale Carabinieri di Gela, presieduta dal Luogotenente Domenico Resciniti, in memoria dei loro 8 colleghi della stazione di Feudo Nobile che furono sequestrati, torturati e uccisi barbaramente da una banda di briganti, nel gennaio del 1946.
Carlos rivela con orgoglio che il suo sogno è quello di diventare un carabiniere. "Un sogno che parte da lontano - precisa lui - da un mondo che non mi appartiene più". Un mondo fatto di violenze fisiche e morali, di vessazioni, ad opera di genitori aguzzini che invece di trasmettere ai figli amore, sicurezza e protezione, incutevano odio, paura, e causavano dolore e sofferenze.
Una madre sanguinaria come Medea, un mondo da incubo nel quale fu anche sfiorata la tragedia. "Avevo circa 5 anni – racconta – e mia madre mi colpì con un coltello; da lì è iniziata una nuova vita tutta in salita". "Un carabiniere – ricorda, Carlos – mi ha aiutato, mi ha fatto curare, mi ha salvato". E quella figura di carabiniere rimarrà per lui come l'immagine indelebile della sua protezione, della sua liberazione e della sopravvivenza.
"Sono stato allontanato dalla mia famiglia d'origine - racconta ancora il ragazzo - separato dai miei fratelli e infine affidato a un orfanotrofio". Dopo mesi difficili di disadattamento, il ragazzino fu dato in adozione ad una famiglia che lo ha accolto con l'amore che aveva desiderato, sognato ma mai ricevuto. "Ho conosciuto i miei genitori (adottivi) – confessa, Carlos – e la mia vita oggi è meravigliosa, avendo conosciuto con loro l'affetto, la bontà, la generosità, il supporto e il dialogo".
Un vortice di sentimenti e di valori che non ha lasciato indifferente il nostro giovane protagonista. Ha ricevuto del bene e lui, per gratitudine e per principio, vuole fare del bene agli altri. "In questi ultimi anni – scrive – sono cresciuto e continuo a crescere tra i valori e le regole e per me è fondamentale fare conoscere e fare rispettare queste regole agli altri".
E qui ritorna il suo sogno: "Voglio indossare una divisa – spiega nel suo tema – e fare del bene, regalare sorrisi, aiutare altri bambini che ancora non conoscono l'amore, voglio regalare loro sogni, speranza, spensieratezza, giochi, una famiglia". Il pensiero è ai molti bambini senza affetti come fu lui.
Si rende conto però che tutto questo non è semplice e "non è facile, ma a volte – ammette con fiducia – basta un piccolo intervento per cambiare la vita a qualcuno". Non c'è bisogno di Superman. Secondo lui, l'aiuto può venire dalla figura prestigiosa del carabiniere.
"Io penso che il carabiniere non è un eroe, è un essere umano che ha una missione: aiutare gli altri". Ha i piedi per terra, questo 13enne.
"Un carabiniere – secondo lui – deve essere pronto a tutto, giusto, leale e deve essere disposto a sacrificare la sua vita". "Essere un carabiniere è un dono - conclude il ragazzo - perchè con quella divisa si può rappresentare lo Stato, sostenere la Patria e si può arricchire la propria vita migliorando quella degli altri". Lui che ha sofferto non si sente un eroe. Si sente già da ora un carabiniere per impedire ingiustizie e sofferenze.
Il suo tema tra i premiati avrà una menzione speciale. La cerimonia di premiazione degli elaborati che hanno partecipato al concorso della sezione gelese dell'associazione nazionale carabinieri, si svolgerà alle ore 10 del 25 maggio presso l'anfiteatro dell'istituto "Don Bosco" al plesso scolastico "Falcone-Borsellino", nel quartiere Albani-Roccella di Gela, diretto dalla preside Rosalba Marchisciana.
Sono 14 gli elaborati da premiare. Ai primi cinque andranno pergamene e premi in denaro di 200 euro e 150 euro. Ai restanti 9 partecipanti saranno consegnati assegni da 100 euro ciascuno. Una targa al merito andrà allo sponsor della manifestazione, l'azienda Sicilsaldo di Angelo Brunetti, grazie a cui è stato possibile realizzare questa terza edizione di borse di studio per ricordare il sacrificio degli 8 carabinieri trucidati a Feudo Nobile.