Avevano deliberato a marzo ed era passata la linea dei comuni di Gela e Riesi: no all'affidamento in house del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nei comuni della Srr 4 Caltanissetta Sud e sì invece ad una gara ponte di 1 anno, apripista per quella settennale, nonostante ben tre gare ponte precedentemente svolte fossero andate tutte deserte.
Ad una rilettura dello Statuto da parte degli altri soci, l'esito di quella delibera è stato letteralmente capovolto. A passare in definitiva è stata la linea sposata in primis dallo stesso presidente della Srr 4, il sindaco di Butera Filippo Balbo e che vuole affidare "in prova" la gestione del servizio alla società in house Srrr Impianti che già getosce la discarica timèazzo ed il Tmb. Ancora una volta la posizione del comune di Gela diventa un qualcosa di "singolare".
E ciò che è singolare nello Statuto della società consortile costituita nel 2014, non è tanto la previsione, ai sensi di legge, che concede, nell'assemblea dei soci, ad un singolo socio il peso massimo deliberativo del 30%; ma piuttosto l'accettare un onere ben più alto in termini percentuali nel contribuire al capitale sociale. In parole semplici, dei 120 milioni di capitale sociale, Gela contribuisce con ben 50 milioni, che in termini percentuali significa il 42% pur sapendo che il suo peso deliberativo, seppur da capofila, sarà al massimo del 30%. Perchè? Ce lo ha ordinato il medico per la nostra salute?
Se poi passiamo al merito della delibera, senza addentrarci più di tanto, ma già solo sfiorandolo, le perplessità accrescono. I soci della Srr 4 Cl sud hanno deliberato di affidare ad una propria partecipata, la Srr Impianti, la gestione del servizio in tutti i comuni. Una partecipata nata l'altro ieri per nulla preparata a svolgere il servizio, tanto che stanno già prendendo in leasing i veicoli ed altri strumenti di cui evidentemente non è in possesso.
Una partecipata che assorbirà il personale che già opera nell'espletamento del servizio, pesando sulle casse comunali gelesi, secondo coerenza e logica, almeno per il 42% (in linea teorica), se non di più (all’atto pratico), del costo complessivo. Ma perché un comune capofila di una società consortile deve accettare di essere messo in minoranza e deve vedersi imposto un affidamento del servizio di raccolta ad una partecipata, nata l'altro ieri, quando questo comune capofila ha già una partecipata, la Ghelas, che nella sua impreparazione non è comunque nata l'altro ieri ed a cui il comune non ha mai pensato di affidare il servizio in house? Perchè? Lo ribadiamo, ce lo ha ordinato il medico per la nostra salute? Insomma, contribuisco per il 42% del capitale sociale di un consorzio, accettando un peso deliberativo ridotto al 30%, per poi vedermi puntualmente messo in minoranza ed imposto un servizio gestito da una società in house del consorzio nata l'altro ieri, quando Io ho già da oltre un decennio una società in house a cui quel servizio non l'ho voluto mai affidare.
Mah! Tanto vale, a nostro avviso, uscire dal consorzio e gestire il sevizio con la propria partecipata Ghelas; se tanto mi dà tanto.
In ogni caso, non siamo gli unici a nutrire perplessità sulla vicenda. Specie relativamente all'assorbimento delle maestranze. L'Usb, attraverso la segreteria provinciale retta da Luca Faraci, ha richiesto al prefetto un incontro urgente, invitando alla riunione l'assessorato regionale all'igiene ed ambiente, i parlamentari nazionali e regionali espressi dal territorio, il comune di Gela e le altre associazioni sindacali. Faraci non nasconde la preoccupazione circa «l’insorgere di numerose criticità soprattutto – si legge nel documento – riguardo alla sicurezza ed alla stabilità occupazionale delle maestranze attualmente occupate ed oggi tutelate dal Ccnl Fise-Assoambiente. Vi è inoltre – aggiunge Faraci – la posizione di numerosi lavoratori ed ex dipendenti che sono in attesa di ottenere una sentenza definitiva circa la propria posizione occupazionale e, che, in caso di avvicendamento rischierebbero di essere tagliati fuori da un eventuale passaggio di cantiere. Infine vi è altresì la situazione degli ex lavoratori Tekra attualmente inseriti all’interno di un bacino occupazionale locale nei confronti dei quali è stato assunto l’impegno di una futura stabilizzazione - conclude - anche per il tramite del riconoscimento di un’apposita clausola sociale».