L’ emergenza sanitaria ha influito su tutti gli aspetti della nostra vita.
In tutti gli ambiti, sono stati apportati dei cambiamenti, che per certi aspetti hanno portato degli effetti positivi, altri meno. Per la Fidas Gela, presente nel territorio da tanti anni, non c’è stato un drastico cambiamento, con i donatori che hanno continuato ad effettuare il bellissimo gesto del dono.
«Posso dire – afferma il presidente Enzo Emmanuello (nella foto) – che il protrarsi della pandemia, non ha inciso in modo determinante sul programma delle donazioni di sangue. Il cambiamento più sostanziale riguarda la procedura, che però adesso ci ha consentito di migliorare ancora di più il rapporto con i nostri donatori. Prima, chiamavamo i donatori per la donazione e questa avveniva anche a prescindere da un precedente contatto, adesso le restrizioni in materia di assembramenti al fine di garantire la sicurezza delle persone che vengono all’unità di raccolta, ci impongono ad utilizzare dei nuovi metodi come la prenotazione. La programmazione fa si che non ci siano ritardi. In termini di numeri, mi posso ritenere soddisfatto della risposta dei cittadini, che sempre più si avvicinano a questo mondo».
La Fidas, in questi anni ha promosso la donazione, soprattutto nelle scuole della città e del comprensorio. A causa della chiusura degli istituti, in questi mesi non è stato possibile effettuare i soliti incontri programmati e questo è un ostacolo non indifferente: «Non poter stare vicino agli studenti penalizza nella risposta, naturalmente è molto più complicato il nostro lavoro. L’ attività della promozione del dono dipende molto dall’empatia, che non si crea attraverso dei video, come adesso siamo costretti a fare sul web, attraverso le varie piattaforme.
Il rapporto uno ad uno è insostituibile, ma nonostante questo il lavoro del dottore Gaetano Cassarà e della dottoressa Maria Teresa Peritore è stato encomiabile. Colgo l’occasione – continua Emmanuello – per ringraziare tutti i dirigenti scolastici, che ci hanno supportati, nonostante il periodo delicato». Il sangue è un bene di prima necessità e la disponibilità è importante per aiutare gente nell’immediato e nel lungo periodo e questo, nonostante adesso bisogna affrontare un problema di grandi proporzioni come il Covid, non va dimenticato.
«Le restrizioni imposte dal Governo, hanno portato ad una diminuzione degli incidenti stradali e sul lavoro, fatti che in alcuni casi richiedono anche il nostro intervento per la donazione di sangue. Nonostante la pandemia, non va mai abbassata la guardia, perché c’è chi necessita sempre di una sacca di sangue. Un campanello d’allarme, per il futuro, potrebbe essere la mancanza di scorte per quel che riguarda la plasmaferesi, purtroppo qui a Gela ancora non è iniziata una sensibilizzazione a riguardo. In questo caso i donatori non hanno alcuna colpa, perché sta emergendo una mancanza di personale. Occorrono maggiori risorse in questo termine, considerando che i nuovi medici vengono “posizionati” nei reparti di maggiore necessità. Al centro trasfusionale abbiamo soltanto due medici, che stanno facendo i salti mortali per garantire il corretto svolgimento delle attività in associazione».
Quest’anno, tra gli altri appuntamenti, è saltata la consueta “Giornata del donatore”. Un evento con a centro i donatori, premiati per il loro impegno. La Fidas, nel periodo natalizio, non ha voluto far mancare la propria vicinanza ai cittadini, seppur in modo differente: «Il nostro non è un premio, ma vogliamo fare capire che li pensiamo, così come loro lo dimostrano a noi venendo a donare. A tal proposito, abbiamo messo a punto un’applicazione, che consentirà un rapporto ancora più diretto, per prenotare le donazioni e per ricordare l’ultima volta in cui è stata effettuata».