Ebbene, Gela non deve avere memoria storica. Perché se l'avesse, la bella capitale partitocratica non imporrebbe i propri accoliti nelle liste elettorali.
Perché se l'avesse, il bel capoluogo di regione non ci costringerebbe a rimanere con la Sicilia occidentale a causa di mal celate ragioni "politiche", che portano seco ragioni soprattutto economiche, fiscali e non ultime elettorali-clientelari. Perché se l'avesse, infine, il bel capoluogo di provincia, oggi libero consorzio, non potrebbe ancora cibarsi dell'unica realtà produttiva provinciale, l'unica realtà che è stata capace di creare vero reddito in questa povera provincia, senza per questo godere di altrettanta ricchezza nei servizi che alimentano invece la montanara e famelica matrigna nissena. I luoghi della memoria? Vanno distrutti e, se non è possibile, ignorati e destinati all'oblio.
Non sorprende affatto, pertanto, la notizia della demolizione di un simbolo della recente storia di questa città, come la "Conchiglia" sul lungomare. E nessuno s'inganni nel nutrire speranza per il portile sbarcatoio: farà la stessa fine o al massimo, sarà lasciato lì dov'è e com'è, a marcire. Vorremmo essere smentiti su questo punto, ma non lo saremo. Anzi, il nostro sospetto è che se avessero potuto demolire le mura timoleontee o la colonna dorica l'avrebbero già fatto. Ma c'è sempre la possibilità di un evento naturale catastrofico, come un terremoto o altro. Esageriamo? Sarà, ma quando c'è da demolire a Gela, tutto va liscio burocraticamente ed i soldi si trovano in men che non si dica. Quando c'è invece da recuperare un simbolo delle memoria storica di questa città, dalla antica colonia greca all'attuale disordinato conglomerato urbano, gli intoppi si accavallano, si incrociano, fino a diventare una matassa inestricabile, mentre il tempo passa.
Come dare torto, ad esempio, all'ex assessore nella giunta Messinese, arch. Francesco Salinitro, quando scrive in un post su facebook: «il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in visita a Butera e al “Borgo Guttadauro” abbondantemente diroccato, dichiara che questo Borgo (costruito fra il 1939 e il 1941 durante il regime fascista) va restaurato. Le condizioni strutturali del Borgo sono pessime ma il recupero, qualora si facesse, sarebbe opera meritoria. Le condizioni di Borgo Guttadauro, a due passi dalla nostra città, sono ben peggiori – rammenta Salinitro che allega a corredo foto inequivocabili - di quanto non siano quelle del Lido La conchiglia e del pontile, eppure l'idea (che io saluto con favore) è di recuperarlo».
I ruderi diroccati del “Borgo Guttadauro (più vicino a Gela, ma rientrante nell'ex feudo buterese), quindi, vanno in qualche modo recuperati e riqualificati. La Conchiglia, no. Il pontile sbarcatoio? Chissà. Di certo «le strade in comune di questi due simboli gelesi - si legge nel comunicato inviato ai media dal palazzo di città - si separeranno qui. Per il pontile, infatti, sarà il sindaco Lucio Greco a recarsi a Palermo per decidere come operare successivamente, nell’ottica di una riqualificazione radicale che permetta di salvarlo e di restituirlo alla collettività; per l’ex Conchiglia, invece, si affiderà un incarico per il servizio di progettazione della demolizione».
Una decisione presa a margine del sopralluogo che il Sindaco Lucio Greco e l’assessore ai Lavori Pubblici Ivan Liardi hanno effettuato, in compagnia del Genio Civile, del Demanio Marittimo e della Guardia Costiera, per decidere il destino delle due storiche strutture: «Quello odierno - ha aggiunto il primo cittadino - è stato un primo momento di confronto, ma eravamo consapevoli del fatto che sarebbe stato complicato recuperare entrambi questi due simboli devastati, nei decenni, dall’incuria e dagli eventi climatici». Il dialogo - si legge ancora nella nota - per capire come mediare e trovare la soluzione migliore per la città è stato lungo e molto articolato, e nelle intenzioni del Comune c’era l’idea iniziale di salvare il salvabile, puntando ad un radicale e complessivo intervento di riqualificazione, consapevoli del significato che l’ex Conchiglia e il pontile rivestono per ogni gelese; ma il Genio Civile ha messo nero su bianco l’esigenza di demolire la prima, perché non sussisterebbero le condizioni di sicurezza e recupero.
«Io non mi limito a consigliare la demolizione del lido “La Conchiglia”, perché questa struttura –ha sentenziato Duilio Alongi, ingegnere capo del genio civile – per la pubblica incolumità va assolutamente demolita. E ci vuole un progetto di demolizione, con gara, individuazione del responsabile del procedimento, ecc. Nelle more va messa in sicurezza e recintata con ordinanza della dott.ssa Campo».
E la stessa, non esita a ribadire che «il problema di queste due strutture – ha dichiarato la sopra menzionata Olimpia Campo, dirigente del Demanio Marittimo dell’Uta Caltanissetta/Enna - è di sicurezza, prima ancora che estetico. Abbiamo deciso di venire qui stamattina a constatare di persona la situazione e, di sicuro, la cosa che più ci preme - ha concluso - è la sicurezza dei bagnanti e dei fruitori del lungomare».
Non basteranno dunque i lavori di somma urgenza con cui le "fatiscenti" strutture dell’ex Conchiglia e del pontile, al lungomare di Gela verranno comunque già messe in sicurezza, con l'aggiunta di una recinzione sarà apposta a tre metri dal perimetro nell’area accessibile. Per il lido, “La Conchiglia”, in particolare non c’è futuro, ma solo demolizione e nessun recupero. Non rimane che conservare gelosamente e con cura le foto, per non cancellarla del tutto dal passato.
E’ evidente, in definitiva, la debolezza della politica locale ancora una volta confermatasi anche in questo episodio. Non è rilevante la decisione presa in sé. Il sindaco e l’amministrazione sono chiamati a prendere decisioni e fare delle scelte, ma prendendosene la responsabilità politica. Tutt’altra cosa è invece fare spallucce e prendere atto di una scelta maturata da altri, per quanto competenti. E’ una debolezza oramai atavica, che si protrae dal dopo Aldisio. Abbiamo avuto gelesi alla presidenza della regione, al governo regionale in veste di assessori, al parlamento nazionale, al parlamento regionale e non solo nelle veste di deputati, ma anche vicepresidenti d’aula e presidenti di commissioni, alla presidenza della provincia, ma al netto delle belle carriere personali, per il territorio non è rimasto che il nulla da consegnare ai posteri. Nessun futuro progettato ed, anzi, quel po’ che sopravvive nella memoria passata, va demolito.