Don Aldo Contrafatto (nella foto), Parroco della Chiesa Maria Ausiliatrice, San Giovani Bosco di Butera-Piano della Fiera è deceduto alle 8 dell’ 8 scorso.
La notizia ha fatto il giro della Sicilia in pochissime ore, gettando nella costernazione quanti lo hanno conosciuto. 73 anni, Vicario foraneo del clero buterese, le sue iniziative assunte nelle diversissime qualità in cui si è provato per il bene delle comunità ne hanno fatto il simbolo di come la gente comune vorrebbe che si atteggiassero tutti i ministri di Dio.
La sua fede si manifestava nell’incontro con i fratelli, verso i quali lo portava un trasporto naturale, quello di una persona buona, gentile, affabile, pronta a permeare il rapporto umano della sostanza stessa dell’essere cristiani, l’amore, la carità, la misericordia. Il suo temperamento lo induceva a trovarsi nei punti in cui la gente aveva bisogno che qualcuno intervenisse per risolvere un problema della comunità. Il centro della sua attività era Butera, dove per 50 anni ha svolto il suo servizio sacerdotale. I buteresi si erano abituati a vederlo fin dall’alba in giro con la sua auto per rilevare i problemi del paese e illustrarli ai suoi concittadini con servizi mandati in onda via telefonino.
Portava i problemi alla televisione regionale e nazionale, incurante di chi ne fosse coinvolto, di questo o di quel partito, sempre esponendo in maniera esplicita quel che non andava. Ciò che lo interessava era il bene della comunità, non solo per i problemi generali, ma anche e soprattutto per quelli delle famiglie e della persone che potevano trovare in lui una qualche risposta alle loro esigenze.
Lo trovavi là dove c’era la necessità di un intervento per la comunità o per qualcuno in particolare, per la scuola, per il funzionamento della viabilità, per il deflusso delle acque, per i problemi dell’acqua, delle tasse, e tanti altri problemi cittadini. E se qualcuno aveva un problema personale, sapeva di poter trovare Don Aldo nella sua sacrestia pronto a far fronte. Faceva da altoparlante e casa di risonanza di ogni questione finisse sulla stampa, cercando di coinvolgere la comunità cittadina, esponendosi sempre in prima persona.
Tutti ricordano quando diede vita a una radio libera, assieme al suo fraterno amico, anch’egli defunto, Serafino Donzella, o quando avviò con Salvo La Rosa una collaborazione con la televisione portandovi i problemi del “paesello”(così chiamava Butera) ma anche quelli più generali della condizione umana, che era per lui il tema centrale di riferimento di ogni interesse, di ogni azione.
Persona di poche parole, ma che sapeva e voleva sempre andare al nocciolo fondamentale delle questioni, non dimenticò mai la sua origine, la sua famiglia dando a tutti i segni di un’azione sempre volta a colmare bisogni umani, a cominciare da quelli dei disabili, che hanno trovato nella sua Parrocchia il luogo ove esprimersi, ove poter incontrare la comprensione nella sua migliore espressione umana, sociale, culturale.
La sua azione culturale è stata di livello alto in una realtà nella quale ve ne era veramente di bisogno. E oggi che Don Aldo non c’è più, a poche ore dalla sua dipartita, cominciamo a già a porci il problema di che cosa sarà il paese di Butera senza di lui, senza la sua persona e la sua azione di Parroco, di Uomo, di Persona. Tutti abbiamo avuto un rapporto con lui e ne abbiamo avuto il bisogno perché Don Aldo era sempre presente là dove i suoi concittadini avevano esigenze da rincorrere e da soddisfare. Tutti oggi pensiamo a lui come alla persona che, finché c’è stata, era importante ma che, adesso che non ci sarà più, sarà una mancanza difficilmente sostituibile per ognuno di noi e per tutti.
LA POESIA/ In memoria di Padre Aldo
U paisi di Vutera cadiu n luttu
Muriu patri Aldu Contrafattu
Omo canusciutu n tutt u munnu
Ch'o girava pi circari di iutallu
Fuommu cumpagn' i scola di carusi
Puoi o Siminariu no cu'e llusi
Di na famigghia tutta masculina
Cco zu Roccu e a za Cuncittina.
Fussi Parrinu, Aldu', mienz'i genti
Senza dumannari pi tia nenti
Ch'on sirvissi a cu era bisugnusu
Ch'erutu spertu e da vita curiusu.
T'ha vulutu beniri Vutera tutta
Ca tu l'amavitu ncapu e sutta
Matina e sira iennu circannu
Comu cangiari u bruttu do vulunnu,
Erutu schiettu, nun ti mucciavi mai
Sempri pi capiri de poviri li uai
Nun pinsavitu mancu a to saluti
Ma u Signuri scutava li to vuti,
E ora ca ti nnissi d'on mumentu
Do cor'i tutti c'è un sintimientu,
Ca persimu na pirsuna speciali
Ca sapi chiddu ca da vita vali.
(Pippo Messina)