Ennesimo prestigioso riconoscimento per il presidente Fidas-Adas di Gela Enzo Emmanuello (nella foto), che la settimana scorsa, è stato eletto nel Consiglio direttivo nazionale dell’associazione di volontariato.
Sarà a fianco del neo eletto presidente nazionale Giovanni Musso, che succede al compianto Aldo Ozino Caligaris prematuramente scomparso.
Emmanuello, in carica dal 2015, è stato appoggiato da tutte le federate del meridione, le quali ne hanno riconosciuto ed elogiato il grande lavoro svolto in città. Dagli anni 90, è nel mondo del volontariato, nello specifico quello legato alla donazione di sangue, e ha assistito ai cambiamenti avvenuti in tutto questo periodo fino ad oggi, che il nostro Paese si trova ad affrontare l’emergenza Coronavirus.
– Da quanti anni è entrato a far parte di questo grande mondo del volontariato?
«Sono entrato in questo ambito circa 30 anni fa, grazie al coinvolgimento dell’amico Giacomo Giurato, che mi propose di entrare a fare parte dell’allora Adas Gela. Con entusiasmo ci siamo spesi e continuiamo a spenderci per la città. Nel corso degli anni, ho messo sempre più a disposizione il mio tempo libero. Questo, mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone eccezionali come tutto questo mondo. Molti hanno creduto in me e soprattutto nella mia voglia di fare».
– In tutti questi anni, come è cambiato il volontariato?
«Ho visto l’evoluzione, ma anche l’involuzione del mondo del volontariato. Tante normative, che pian piano hanno reso più complesse quelle attività, che rappresentano un vero e proprio lavoro. In città, le associazioni di volontariato sono tantissime e questo significa che è un ambiente molto vivace. Grazie a queste, si riesce a sopperire alla mancanza di programmazione delle amministrazioni. Bisogna sempre ricordare, che fare volontariato è una scelta dettata esclusivamente dalla voglia di fare del bene per la comunità».
– Presidente dal 2015, cosa significa poter ricoprire questa importante carica?
«Rappresenta un grande impegno. Ho accettato con molte reticenze di accettare questo incarico, che porta a rappresentare una delle associazioni più storiche e conosciute in città. È gratificante, coinvolgente e sono onorato di poter esserne rappresentante. Il mio lavoro è reso più semplice grazie alle persone che ho accanto, dai soci donatori a tutti i volontari, che si trovano nella nostra sede. Vedere tutto questo, ti da gli stimoli per andare avanti. Bisogna dire, che oggi è molto più complicato fare volontariato, perché come dicevo precedentemente, le normative del terzo settore equiparano queste a delle vere e proprie aziende, con la differenza che nel nostro caso, non ci sono dei bilanci di guadagno, ma soltanto la nostra passione. Il nostro “guadagno” se così possiamo dire e costatare il bene che facciamo, aiutando chi si trova in difficoltà. Questo ci ripaga da tutti gli sforzi».
– Come avete vissuto questi mesi difficili per tutti data l’emergenza Coronavirus?
«Inizialmente, abbiamo avuto un brusco calo sulle donazioni. E’ sicuramente il periodo più nero della mia presidenza. Ci sono stati giorni in cui nessuno è venuto a donare. La gente ha avuto paura ed è stato compito nostro far capire che non correva alcun pericolo nell’effettuare questo meraviglioso gesto, avendo anche noi adottato tutte le misure di sicurezza necessarie. È essenziale ricordare che c’è sempre bisogno di sangue, poiché nonostante la pandemia, sono sempre presenti persone che necessitano di donazione. Fortunatamente, adesso stiamo tornando a far registrare numeri positivi, con un aumento anche delle richieste per diventare donatori. Sono sicuro, però, che ancora ci sia tanta gente che può avvicinarsi a questo mondo».
– Riguardo la promozione del gesto del dono, siete focalizzati in particolar modo sui giovani.
«Noi cerchiamo chiunque possa essere idoneo, non facendo distinzioni tra giovani e anziani. Lo abbiamo capito perché in passato è stato commesso l’errore di dedicare molte risorse solo ai giovani. Invece, bisogna dedicarsi anche alle altre fasce d’età, diversificando il nostro modo di agire. Stiamo cercando di coprire quante più generazioni possibili, con vari gruppi di volontari».
– Che valore ha essere stato eletto consigliere nazionale Fidas?
«Per me significa un viaggio nuovo, un’esperienza gratificante, impegnativa, ma che mi da tanta carica, dandomi la possibilità di mettermi in gioco in un ambito più grande, confrontandomi anche con tante altre realtà e devo dire, che nel nostro piccolo, riusciamo ad essere un’eccellenza. È sicuramente un aiuto in più per ampliare il mio bagaglio di conoscenze».
– In ambito nazionale e locale, quali sono le speranze per il futuro?
«Per Gela mi auguro che si risvegli da questo torpore. Questa è una città che ha tante potenzialità, ma che purtroppo, le varie amministrazioni non riescono a far emergere. C’è tanta bella gente che ha voglia di fare. Mi dispiace costatare che spesso si guarda solo il proprio orto, piuttosto che sognare in grande, per rendere Gela almeno normale. Ci vuole tanta buona volontà. In ambito nazionale, il mio augurio è che non ci siano ingiustizie sociali e che si riesca ad essere solidali con tutti».
Il «Chi è» di Enzo Emmanuello
Cognome: Emmanuello, Nome: Vincenzo (detto Enzo) ; Data e luogo di nascita: Gela, 6 ott. 1966 (53 anni); Professione: impiegato in amministrazione Eni
Impegnato nel volontariato dagli anni 90, è stato eletto presidente della Fidas Gela nel 2015 e tutt’ora in carica. Sabato 30 maggio, attraverso una votazione, è stato eletto nel Consiglio direttivo della Fidas.