Il fiume Gela di rosso dipinto ha riacceso i riflettori sull’inquinamento.
A lanciare l’allarme, le associazioni ambientaliste “Aria Nuova” di Saverio Di Blasi e “Amici della terra” di Emanuele Amato.
il caso diventa nazionale, anzi continentale. In una nota pervenuta in redazione, l’eurodeputato del Movimento Cinque Stelle, Ignazio Corrao, interroga Bruxelles.
Il fiume Gela si è tinto di rosso con allo sbocco a mare pesci morti rinvenuti. E' avvenuto in settimana, con tanto di allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste “Aria Nuova” di Saverio Di Blasi e “Amici della terra” di Emanuele Amato: «In effetti siamo stati allertati sin dalle prime ore del mattino – afferma Amato – da cittadini che nel transitare nei pressi del fiume, si erano accorti di quanto stava accadendo con lo specchio d'acqua colorato di rosso. Siccome nessuno ancora interveniva, abbiamo contattato la Capitaneria di porto che dopo diversi minuti è arrivata sul posto, seguita da rappresentanti del libero Consorzio. Nel far effettuare i prelievi alla foce – prosegue Amato – abbiamo notato la presenza di molti pesci morti nei giorni precedenti, il che fa supporre che se dovesse essere riscontrato dalle analisi un legame diretto tra le morti dei pesci ed un eventuale attività inquinante, quest'ultima era già in essere nelle giornate antecedenti la coloritura di rosso affiorata in superficie e che ha destato poi l'attenzione dei passanti».
Ciò, considerato che le linee della Raffineria sono ferme da anni e che la "green" non è ancora partita, apre anche scenari diversi ed ipotesi variegate: «è' chiaro, nel momento in cui - si chiede e ci chiede l'ambientalista - non vengono effettuati controlli sistematici, diventa conseguenziale una condotta indiscriminata di chi ha fabbriche, imprese ed attività che producono scarichi reflui e si sente libero di versare in fiume e torrenti, la qualsiasi. Mi riferisco ad esempio anche al torrente Gattano oltre al fiume Gela. Controlli che vanno effettuati, evidentemente, non solo alla foce, ma anche lungo il corso dell'acqua fino a monte». Ricordiamo, infatti, che il corso d'acqua del fiume Gela, accanto i fiumi Salso e Dirillo, attraversa tutta la pianura gelese per poi terminare a mare. Il fiume Gela nasce dai monti Erei, ad ovest di Piazza Armerina e percorre anche il territorio mazzarinese e niscemese.
Purtroppo non è affatto la prima volta: «episodi del genere – precisa Emanuele Amato – sono già successi in passato e nonostante le nostre denunce, tutto è rimasto sottaciuto. Non è possibile, alle soglie del 2020, subire questi disastri ambientali senza che nessuno intervenga per porvi fine. Abbiamo fatto più volte richiesta e ne approfittiamo anche in questa occasione per rinnovarla, al fine di procedere all'allestimento di una task-force che si occupi esclusivamente della questione.
La moria di pesci rilevata in questa occasione, è un evento che non può essere sottovalutato, per non dire del tutto ignorato, in una città dove i dati sulle morti di cancro e sulle malformazioni neonatali sono accresciuti in maniera smisurata. Se si dovesse accertare – conclude Amato – che sono state sversate sostanze che hanno provocato la morte di questi pesci dopo alcuni giorni, gli stessi avrebbero potuto benissimo essere stati pescati ed entrare nelle case dei cittadini, insinuandosi nella catena alimentare. Questo sospetto, da solo, dovrebbe convincere chi di dovere e di competenza ad alzare la soglia dell'attenzione e procedere a controlli non solo puntuali rispetto alle denunce, ma anche preventivi».
Intanto, il caso diventa nazionale, anzi continentale. In una nota pervenuta in redazione, l’eurodeputato del Movimento Cinque Stelle, Ignazio Corrao, interroga Bruxelles: «quanto accaduto in questi giorni a Gela con un fiume letteralmente colorato di rosso e conseguente moria di pesci – dichiara l'on. Corrao – non è un fatto normale e non deve passare sotto traccia. Proprio l’area del golfo gelese negli ultimi mesi è stata teatro di diversi casi analoghi che testimoniano che esiste un problema enorme sulla mancata depurazione.
La Commissione Europea comunichi ufficialmente quali e quante sanzioni paga la Sicilia per le anomalie nel trattamento delle acque reflue. Dai dati raccolti da Goletta Verde, la campagna di Legambiente sull’osservazione delle aree costiere e delle acque – spiega ancora l’eurodeputato pentastellato – emerge che il mare della Sicilia si trova da tempo in condizioni di alto rischio. La moria di pesci nel fiume di Gela con l’acqua che ha assunto una colorazione rossa, è il terzo caso in pochi mesi. Le associazioni ambientaliste e i cittadini denunciano anche la mancanza di indicazioni ufficiali dalle autorità preposte sulla natura delle sostanze. E’ necessario un controllo nelle foci, un controllo regolare e non occasionale, come previsto dal piano di risanamento e dal piano di gestione dei siti di natura 2000. Per tali ragioni – conclude Ignazio Corrao – ho chiesto alla Commissione Europea innanzitutto se è a conoscenza dei fatti delle cause e delle anomalie e quali sono le sanzioni pagate ad oggi dallo Stato italiano per mancata depurazione delle acque reflue in Sicilia».