Premesso che siamo favorevoli alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina, perché i collegamenti sono essenziali per lo sviluppo, non possiamo fare a meno di evidenziare alcune cose.
È dei giorni scorsi la notizia che il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha in mente di organizzare un referendum per “capire se il Ponte sia un’ipotesi realmente condivisa dal popolo siciliano”.
Questo sfogo di Musumeci nasce, a suo dire, dal mancato finanziamento per le infrastrutture siciliane da parte del Governo nazionale, insomma scontri politici tra due diverse fazioni a ridosso delle elezioni amministrative ed europee.
Ma non è questo il punto, men che meno vogliamo entrare dentro questa polemica che probabilmente si sgonfierà ad elezioni celebrate. Il problema, almeno dal nostro punto di vista, è un altro: quanto è credibile una istituzione che invoca un referendum quando in realtà non rispetta gli esiti di quelli già celebrati?
Nel 2014 le comunità di Gela, Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea, hanno celebrato dei referendum confermativi per cambiare ente intermedio (ex province), non lo hanno fatto di spontanea volontà, ma seguendo una Legge Regionale promulgata dall’Ars (8/14), che tra l’altro poneva diversi e difficili paletti per centrare l’obiettivo, tant’è che in Sicilia solo queste 4 comunità hanno avuto la forza di volontà di imbarcarsi in questi meandri legislativi complessi e confusi.
Oltre 32.000 cittadini gelesi, piazzesi, niscemesi e licodiani, credendo nella parola del legislatore, impressa nella Legge, si sono recati alle urne, quattro comunità che hanno dovuto persino finanziarlo il referendum, togliendo linfa alle asfittiche casse comunali, pur di vedere rispettato il proprio volere. Ebbene, ancora oggi, Ars e Governo regionale giocano a rimpallo su questa vicenda, ignorando gli esiti referendari di queste quattro comunità, lasciandole nel limbo.
Quindi ci pare logico che parlare di referendum in Sicilia, dove i referendum non sempre sono rispettati, ci sembra illusorio, ci sembra pretestuoso, chi fa ricorso a questo strumento è affidabile? Possiamo continuare a fidarci di chi non ha rispetto per le volontà popolari?
Noi siccome non ci fidiamo più da tempo delle istituzioni siciliane, continueremo a dare battaglia per far rispettare il volere popolare dei nostri concittadini, lo faremo con tutti i mezzi a nostra disposizione, compresi quelli legali.
Firmato: Filippo Franzone (coordinatore Csag), Salvatore Murella (portavoce Comitato pro Referendum), Luigi Gualato (portavoce Comitatoper i Liberi Consorzi), Gaetano Buccheri (portavoce Consulta)