Ricorso vinto. Giunta completata. Deleghe assegnate.
L'appello al Cga da parte dell'opposizione, non può rivelarsi un nuovo deterrente ed agire da freno. No. Se nove mesi sono sufficienti per mettere al mondo una nuova vita, lo stesso arco di tempo deve comunque bastare per un apprendistato, insidiato certamente da tante difficoltà ereditate dal passato, ma altrettanto caratterizzato da indecisioni che hanno cumulato, semmai, nuove criticità.
Insomma, non ci sono più scuse per il sindaco Lucio Greco, per i suoi sette assessori e la folta maggioranza in consiglio comunale. Ora si pensi a dare una guida ad una città che è al collasso, innanzi ad una crisi senza precedenti. Si pensi a dare risposte efficaci al contingente, ma si pensi pure a dare un indirizzo in prospettiva. Si pensi cioè ad amministrare con più efficacia le emergenze e si pensi, altresì, a "governare" il territorio, a pianificare e programmare le condizioni per un rilancio proiettato nel futuro. Si pensi a dare un primo segno di discontinuità, perché ancora non l'abbiamo visto e rimaniamo in attesa di vederlo.
Gela deve salvarsi. E' la priorità assoluta. Anche se l'esperienza amministrativa di Greco è iniziata con un mancato salvataggio, un fallimento a tutti gli effetti, una sconfitta per l'intera città, come la mancata iscrizione in serie D. Con l'aggravante della chiusura degli impianti sportivi: situazioni ereditate, è innegabile, ma ancora a distanza di mesi irrisolte. C'è stata una crisi idrica in piena estate, un movimento spontaneo di utenti insorto contro Caltaqua, perchè i gelesi non sopportano più la situazione idrica in città, tra mancata erogazione quotidiana, autobotti, acqua "bevibile ma non potabile", flotte di casse di acqua acquistate ai supermarket, aria nei motorini e bollette esose.
Il piano straordinario di pulizia promesso come primo punto in campagna elettorale si è visto solo a tratti. Gela non è sporca come prima, ma non brilla. Passi in avanti sono stati fatti, ma la Tekra continua in proroga e la gare sono stranamente deserte, senza che nessuno, dal responsabile burocrate al politico amministratore, abbia saputo dare una risposta chiara ed esaustiva. Il cambio al vertice della Ghelas ha dato un nuovo impulso alla partecipata, ma ancora niente di eccezionale o di così vistoso, mentre i mal di pancia in maggioranza per quella nomina non condivisa si sono fatti sentire, eccome.
La refezione scolastica parte sempre in ritardo. Altri servizi – financo obbligatori – non sono ancora partiti. I disabili minacciano forme di protesta anche eclatanti. Il porticciolo sembra sul punto di partire. Ci siamo quasi, ci siamo quasi, ma resta sempre quel quasi. Sulla darsena commerciale poche novità. Di sostanziale nulla. Anzi abbiamo appreso che Lo stoccaggio gnl non è un buon affare per Eni. Eppure la portualità ed lo snodo logistico, unitamente allo yard industriale, potrebbero davvero, affiancando la green refinery, rappresentare la vera alternativa alla morte della raffinazione convenzionale, specie in termini occupazionali.
Un'alternativa perfettamente compatibile con quella agricola e turistica, anch'esse vocazioni territoriali indiscutibili. Almeno dovrebbero. Le potenzialità della piana di Gela dovrebbero essere indiscutibili. La storia di Gela, le sue ricchezze archeologiche, che non sono solo la triremi, dovrebbe essere indiscutibili. Idem la sua spiaggia e la bellezza naturalistica di un luogo geografico invidiabile. Eppure si continua a discutere ed intavolare chiacchiere. Come sulle infrastrutture ed il museo del mare. Vedremo come finirà a Bosco Littorio. Anche qui ci siamo quasi, ci siamo quasi, ma ancora siamo rimasti a quel quasi.
Vengono ministri, viceministri, presidente di regione e via discorrendo. Intanto, ci sottraggono fondi per progetti di riqualificazione, ci spogliano l'ospedale, non ci passano nella città metropolitana di Catania sputando sul principio di legalità. L'unica ricchezza che Gela trae è quella delle promesse e delle chiacchiere, quest’ultime in voga non solo in questo periodo. Da tempo a Gela, in quanto a chiacchiere, è carnevale tutto l'anno. In attesa della tanto agognata svolta, del troppo vanamente annunciato cambiamento.